Il Pečat è un riconoscimento alla missione della Nunziatura Apostolica in BiH

data: 28.02.2011.

ALESSANDRO D'ERRICO

Il Pečat è un riconoscimento alla missione della Nunziatura Apostolica in Bosnia Erzegovina

Data:28.02.2011.

La Redazione del quotidiano della Bosnia Erzegovina „Večernji list“ ha proclamato il Delegato Pontificio persona più meritevole per la promozione del dialogo interreligioso

Scitto da Zoran Krešić (Večernji list)

Il Delegato della Santa Sede in Bosnia Erzegovina, l'Arcivescovo  Alessandro D’Errico, è un diplomatico il cui servizio negli ultimi cinque anni in Bosnia Erzegovina è stato intessuto da un vivo impegno per questo stato e le sue popolazioni, dalla costruzione di una composizione armonica in cui anche i Croati cattolici siano nella stessa posizione con le altre due popolazioni. La Redazione del „Večernji list“ ha proclamato il Nunzio D'Errico persona più meritevole per la promozione del dialogo interreligioso e della tolleranza.

Con quali sentimenti ha ricevuto questo premio?

 
Anzitutto sono grato agli amici di Večernji list per questo pečat. Sono ancor più onorato per il fatto che esso mi è stato consegnato dall’Alto Rappresentante della Comunità Internazionale, l’Ambasciatore Valentin Inzko. Quando l’altro giorno il Sig. Jozo Pavković mi ha chiesto se accettavo questo riconoscimento, ho detto che non avevo altra scelta: dovevo accettare, perché penso che esso non è dato tanto alla mia persona, ma alla missione che la Nunziatura Apostolica cerca di svolgere in BiH, a nome della Santa Sede.
 
Può dirci qualcosa sulle attività della Nunziatura Apostolica nei mesi scorsi?
 
Guardando indietro all’anno che è passato, effettivamente trovo che esso è stato un periodo intenso di attività e di contatti, e – grazie a Dio – anche di qualche risultato concreto. Vorrei menzionare in particolare le attività della Commissione Mista, la firma e la ratifica dell’Accordo per l’Ordinariato Militare, la visita del
Cardinale Bertone a Mostar, le visite in Vaticano di alte personalità di BiH, la nomina di due Vescovi, la istituzione di una Commissione Internazionale vaticana sul fenomeno di Međugorje.
 
Le fa piacere vedere apprezzato il vostro lavoro?
 
Certamente mi fa piacere. Ma questo premio è anche un incoraggiamento ad andare avanti con lo stesso impegno e con il medesimo entusiasmo. Vorrei sottolineare una cosa. Abbiamo ancora tanti progetti da portare a termine. Perciò speriamo di poter avere la comprensione e l’appoggio di tutti – come è avvenuto nei mesi scorsi – per la felice soluzione delle questioni che abbiamo allo studio.
 
 Come intende la Sua missione in BiH?
 
La missione che la Santa Sede mi ha affidato cinque anni fa, è al servizio della pace giusta, del dialogo, della libertà religiosa, della dignità della persona umana. Questo mi ripetono spesso il Santo Padre Benedetto XVI e i Superiori della Santa Sede. Per ovvi motivi, seguiamo con particolare attenzione la Comunità cattolica e il popolo croato, che in gran parte è cattolico. Insieme ai miei Collaboratori, cerchiamo di svolgere questa missione al meglio delle nostre possibilità. Ma devo dire anche che – come accennavo – sin dal mio arrivo in BIH ho trovato disponibilità a tutti i livelli, e accoglienza cordiale da parte di tante persone di buona volontà. Questo ovviamente facilita il nostro lavoro.
 
E’ una missione che sembra di grande attualità anche oggi….
 
Sì, questa missione mi sembra ancora più importante oggi, quando il Paese si trova ad affrontare una crisi delicata, che forse è la più difficile del dopoguerra. La nostra speranza, il nostro appello, è che prevalga il buon senso. E cioè, che si trovi il coraggio e la determinazione di riscoprire al più presto lo spirito vero delle più autentiche tradizioni di BIH, che in passato era conosciuta come una terra dove c’era una esemplare armonia di popoli, di civiltà e di religioni. La nostra speranza, il nostro appello è che anche oggi prevalga il dialogo e il compromesso, per il bene dei popoli e dei cittadini che vivono in BIH.