Meditazione quaresimale: P. Marinko Šakota parla della dimensione mentale e spirituale del digiuno

data: 02.03.2021.

Durante la Quaresima, la parrocchia di Medjugorje e il Centro Informazioni MIR Medjugorje, ogni mercoledì, stanno preparando le meditazioni quaresimali. Nella prima meditazione quaresimale di mercoledì 17 febbraio, p. Marinko Šakota, il parroco di Medjugorje, ha parlato del digiuno. Nella sua seconda catechesi continua a parlare della dimensione mentale e spirituale del digiuno. La potete vedere QUI con l’animazione musicale di p. Zvonimir Pavičić.
Le prossime meditazioni di mezz'ora saranno preparate da p. Stanko Mabić e p. Ante Vučković.

 

Uno dei partecipanti al seminario del digiuno tenuto presso la “Casa della Pace” chiese a padre Slavko Barbarić: “Padre Slavko, Lei ci dice che il digiuno ci aiuta a trovare la pace, ma io quando digiuno sono nervoso, arrabbiato con i miei familiari, con mia moglie e con i miei figli. Non è meglio non digiunare per non essere nervoso piuttosto che digiunare ed essere nervoso?”.  Padre Slavko gli rispose: “È meglio digiunare e non essere nervoso”. E poi aggiunse: “Se nel mondo fossero nervosi solo coloro che digiunano, nel mondo ci sarebbero poche persone nervose”.

Allora che dire di coloro che non digiunano ma sono comunque nervosi, che sono arrabbiati con gli altri, che bestemmiano? Il digiuno non ci rende nervosi e inquieti ma ci aiuta a scoprire le cause del nervosismo e dell’inquietudine.

La Regina della Pace ci insegna che il digiuno è al servizio alla pace (sia la pace nel cuore della persona, che la pace nella famiglia, che la pace nel mondo): “Anche oggi vi invito a pregare e a digiunare per la pace. Come vi ho già detto, anche adesso vi ripeto, figlioli, solo con la preghiera e il digiuno anche le guerre possono essere fermate. La pace è un dono prezioso di Dio. Cercate, chiedete e la riceverete” (25 febbraio 2003).

Parlando di digiuno, partiamo dal fatto che l’uomo ha bisogno di cibo e di bevande. Gesù per primo pensa che le persone abbiano bisogno non di solo cibo spirituale. Piuttosto, ha molta compassione per le persone che sono venute ad ascoltarlo nel deserto a causa della fame spirituale. “In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano»” (Mc 8,1-3).  Allo stesso modo, quando rianimò la figlia di Giàiro, Gesù non dimenticò i bisogni del suo corpo: “Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare” (Mc 5, 43).

Digiunando (rinunciando a cibo e bevande) non svalutiamo cibo e bevande! Perché sono doni di Dio! Li stiamo riscoprendo! Come regalo!

Oltre al cibo e alle bevande per il corpo, l’uomo ha bisogno di cibo e di bevande per l’anima, perché l’uomo non è solo un corpo né è stato creato solo per questo mondo. Ecco perché Gesù risponde a satana, che insinua che abbiamo bisogno di cibo e bevande solo per il corpo: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4, 4). Pertanto, nel digiuno non fermiamoci in superficie, prendendoci cura solo del corpo, ma andiamo in profondità e impegniamoci nell’igiene dell’anima.

A causa delle abitudini e degli attaccamenti, siamo portati a mangiare e bere più del necessario, a circondarci di cose di cui non abbiamo davvero bisogno. È assurdo pensare che va tutto bene dentro di noi, che siamo liberi, quando invece siamo diventati schiavi di abitudini e attaccamenti che ci esortano: “Devi prendere il cibo; devi bere alcolici; devi essere qualcuno che conta agli occhi degli altri; devi giocare d’azzardo; devi guardare la TV e il cellulare; devi possedere sempre di più...”.    Se siamo troppo vicini alle cose che ci tentano, siamo sotto costrizione: “Togli quelle torte dalla mia vista! Non posso guardarle senza prenderle. Togli quelle sigarette dalla mia vista! Non riesco a non fumare. Stammi lontano! Non posso guardarti o ascoltarti senza agitarmi”.

Dov’è la soluzione? Fuggire da cose e persone? Allontanarle da noi? Il digiuno ci insegna a resistere! La posizione di padre Slavko è: “Chi impara a convivere con le cose, può convivere con le persone”.

Il digiuno è il percorso dalla schiavitù alla libertà attraverso la rinuncia: “Voi, figlioli, siete liberi di scegliere il bene o il male. Ecco perché vi chiamo: pregate e digiunate” (25 gennaio 2008). Se impareremo a convivere con le cose attraverso il digiuno, senza prendere tutto ciò che ci viene offerto o tutto ciò che vorremmo, riusciremo a vivere ed essere pazienti con il prossimo anche quando saremo sopraffatti dal nervosismo, dalla rabbia... In questo modo le nostre forze interiori si rafforzeranno, perché impareremo la pazienza e l’attesa. L’uomo di oggi perde proprio queste forze mentali: la pazienza, l’attesa, la capacità di non prendere tutto ciò che vorrebbe, il saper perseverare nella speranza soprattutto nei momenti difficili. Indebolendo la nostra forza mentale diventiamo incapaci di superare le difficoltà che incontriamo nella vita (nello studio, nella famiglia, nel lavoro, quando arriva la croce…).

Qual è un esempio di perdita o di mancanza di forza mentale? “Ad esempio, disperarsi non appena ci si trova in una situazione difficile... Molti iniziano a prendere droghe perché non hanno la forza mentale per opporsi alla droga” (padre Slavko Barbarić).

È soprattutto tra i coniugi che la forza mentale si dimostra forte o debole: “Nessuno sposa un uomo (o una donna) che non ama. Nonostante ciò ci sono molti divorzi. Perché?  Forse non sopportano il partner in una particolare situazione… Non hanno la forza di sopportare l’altro e di perdonarlo: così la famiglia viene distrutta” (padre Slavko Barbarić).

Se una persona impara a convivere con le cose attraverso il digiuno, senza toccarle, senza esserne schiava, se impara ad essere paziente anche quando non ha tutte le cose che vorrebbe, questa persona sarà capace di vivere, di essere paziente con il prossimo; anche quando vedrà i loro difetti, le loro debolezze, gli errori commessi, nei momenti di rabbia e di nervosismo non sarà tentato di tirar fuori la pagliuzza quando la vedrà negli occhi dell’altro.

Simone Weil ci dice: “può darsi che il vizio, la corruzione e il crimine rappresentino quasi sempre il tentativo dell’uomo di mangiare la bellezza, di mangiare ciò che si dovrebbe solo guardare. Eva iniziò. Se lei ha causato la caduta dell’uomo mangiando quel frutto, la salvezza dell’umanità richiede un comportamento opposto: guardare il frutto senza mangiarlo.”

L’educazione dei bambini e dei giovani durante il digiuno dovrebbe andare in questa direzione. I bambini non dovrebbero digiunare come gli adulti riguardo al pane e all’acqua, ma è bene che un genitore dica al proprio figlio: “Questo cioccolatino è tuo. Oggi è venerdì, quindi non mangiarlo oggi. Lascialo per domani”. In questo modo insegnerai al bambino ad essere paziente, a saper aspettare, a non soddisfare ogni desiderio che sorge in lui.

Gesù chiede ai discepoli di avere solo due tuniche necessarie. Ma non più di due! Attraverso il digiuno ci liberiamo dalle coercizioni non permettendo loro di governarci. “Spegnete la televisione e lasciate varie cose che non vi sono utili” (13 febbraio 1986). Il digiuno in noi rafforza molto la parola “basta: “basta” con le dipendenze e la coercizione! Quindi, lo spazio della libertà interiore si espande in noi, motivo per cui possiamo adottare un approccio diverso alla coercizione e dire: “non devo bere alcool, non devo giocare d’azzardo, non devo bestemmiare, non devo reagire nervosamente, posso fare a meno di questo e di quello...”.

Il filosofo Diogene mangiava pane e lenticchie. Fu visto dal filosofo Aristippo che invece visse comodamente perché adulava il re. Aristippo gli disse: “Impara a essere sottomesso al re, e non vivrai di quel cibo, pane e lenticchie miserabili”. Diogene rispose: “Impara a vivere di pane e lenticchie, così non dovrai ‘leccare’ il re”.

La Regina della Pace ci avverte che il Maligno esiste e che vuole sottometterci, ma ci insegna che possiamo resistere alle sue tentazioni. “Satana sta cercando di imporre il suo potere su di voi. Non lasciateglielo fare. Rimanete saldi nella fede, digiunate e pregate” (16 novembre 1981).

Il digiuno è un aiuto per ottenere la nudità. Digiunare significa spogliarsi nudi, lasciarsi alle spalle tutto ciò a cui ci siamo attaccati, ciò su cui abbiamo fatto affidamento; digiunare significa arrenderci a Dio con crescente fiducia. Contro il Serpente (simbolo del Maligno) che è nudo non possiamo combattere con i vestiti, dipendenti dalle cose, dall’ego, ma solo nudi.

Quando digiuniamo, da un lato diciamo “no” alle schiavitù interiori delle cose di Satana, e dall’altro diciamo “sì” a Dio, scegliamo la libertà. “In questo tempo desidero specialmente che rinunciate a quelle cose a cui siete attaccati e che danneggiano la vostra vita spirituale. Perciò, figlioli, decidetevi completamente per Dio e non permettete a satana di entrare nella vostra vita attraverso quelle cose che danneggiano voi e la vostra vita spirituale” (25 febbraio 1990).

Così comprendiamo che il digiuno non è solo una lotta contro il Maligno, ma ci aiuta a rafforzare la nostra fede, la nostra fiducia in Dio. “Voglio ringraziarvi dal profondo del cuore per i vostri sacrifici di Quaresima. Voglio incoraggiarvi a continuare a vivere con cuori aperti. Con il digiuno e la rinuncia, figlioli, sarete più forti nella fede” (25 marzo 2007). “In questo tempo vi invito alla preghiera, al digiuno ed alla rinuncia affinché possiate essere più forti nella fede” (25 gennaio 2021).

Il digiuno ci aiuta a distinguere tra l’essenziale e il superfluo, tra l’indispensabile per la vita e la cupidigia. Tra le cose necessarie per la vita ci sono: cibo, bevande, vestiti, un tetto sopra la testa... Ma ci sono anche tante cose superflue e la fame di possederne sempre di più. Quella fame rende l’uomo cieco e incapace di vedere quello che ha già.

Durante un seminario di digiuno e preghiera, una ragazza si rese conto che i suoi armadi erano pieni di vestiti. Ne indossava solo un paio una o due volte e, nel desiderio di acquistarli, spesso faceva impazzire i suoi genitori. Mentre mangiava il pane e l’acqua, i suoi occhi si aprirono per rivelare il superfluo che non aveva visto prima.

Per aprire i nostri occhi a tanti doni che Dio ci fa ogni giorno, la Regina della Pace ci invita a digiunare: “In questo tempo di grazia quaresimale vi invito ad aprire i vostri cuori ai doni che Dio desidera darvi. Non siate chiusi, ma con la preghiera e la rinuncia dite sì a Dio e Lui vi darà in abbondanza. Come in primavera la terra si apre al seme e porta frutto il centuplo, così il Padre vostro celeste vi darà in abbondanza” (25 febbraio 2006).

“Ci vuole poco, molto poco per vivere”, ha detto San Leopoldo Bogdan Mandić. Digiunando, mi rendo conto che “non ho bisogno di molto per vivere. Non mi ci vuole molto per essere felice”. Il digiuno ci insegna la modestia e la semplicità di vivere, e quindi la libertà. “Meglio mangiare il pane con l’acqua che una torta con la disgrazia” (A. Solženicyn).

San Paolo è l’esempio di uomo che è contento nonostante le difficoltà della vita. “Non dico questo per bisogno, perché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione. So vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza” (Fil 4, 11-13).

Se possediamo quel “più di quanto abbiamo bisogno”, la nostra vita mentale può essere in pericolo perché possiamo abituarci e non vedere quello che abbiamo, aumentando in noi la sensazione di aver bisogno di altro ancora. E tutto questo ci rende ciechi all’essenziale che è realmente importante nella vita. Allora non vediamo più “l’unica cosa necessaria” di cui parla Gesù a Marta e “l’unica cosa che ti manca” di cui parla al giovane ricco.

Il digiuno è simile all’atto dell'ablatio (rimozione): come uno scultore che scolpisce un masso per rimuovere l’eccesso, ciò che non è necessario, per raggiungere la figura che vede nella roccia. Il digiuno è ablatio, rimozione, lasciare le cose poco importanti che occupano molto la nostra attenzione, e richiedono tempo, per scoprire ciò che è realmente importante, l’unica cosa necessaria nella vita. Il digiuno è diventare Maria che siede ai piedi di Gesù per guardarlo e ascoltarlo.

Digiunando arriviamo a conoscere Dio e risvegliamo in noi la consapevolezza della grandezza e della profondità del Suo amore per noi. “Perciò, figlioli, armatevi con la preghiera e il digiuno affinché siate consapevoli di quanto Dio vi ama e fate la volontà di Dio” (25 ottobre 2008).

Oltre a conoscere l’amore di Dio per noi, il digiuno risveglia in noi l’amore per Dio, la fame, il bisogno di Dio e il desiderio di fare la Sua volontà. Gesù è l’esempio di tanta fame e sete della vicinanza del Padre e del desiderio di fare la Sua volontà: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (Gv 4,34).

La Regina della Pace ci insegna che il significato del digiuno è avvicinarsi a Gesù: “Anche oggi vi invito al digiuno e alla rinuncia. Figlioli, rinunciate a ciò che vi impedisce ad essere più vicini a Gesù” (25 marzo 1998); “Desidero, figlioli, avvicinarvi tutti a mio figlio Gesù, perciò voi pregate e digiunate” (25 luglio 2004).

Il significato del digiuno è desiderare Gesù, lo Sposo, per stargli vicino: “I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno” (Mc 2, 18-20).

Abbiamo bisogno del digiuno perché troppe cose ci “tolgono” lo Sposo, perché troppe cose ci allontanano da Gesù e dalla preghiera. Digiuniamo per tornare a Gesù, per essergli più vicini, per diventare simili a Lui dal di dentro, con il cuore.

Gesù ci insegna che è importante che il digiuno non sia un atto davanti alle persone ma esclusivamente come espressione di una relazione personale con Dio. “E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profumati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6, 16-18).

Se digiuniamo davanti a Dio che vede nel segreto, e non “davanti” agli uomini, il nostro digiuno diventerà un atto “per” gli uomini perché l’amore per i bisognosi si risveglierà in noi. Se in noi non c’è amore per le persone, è un chiaro segnale che abbiamo bisogno di conversione.

Digiunando, superiamo noi stessi, ma non per vincere “noi”, con la nostra forza - che potrebbe rafforzare ulteriormente il nostro ego - ma per arrenderci sempre di più allo Spirito Santo, affinché ci guidi, ci ispiri e ci modelli.