Neum 1999

28. 2. 1999. - 5. 3. 1999.

IL DOCUMENTO DELLA SANTA SEDE SUL PELLEGRINAGGIO DEL 2000 - Adalbert Rebic
SPECIFICITÀ DEI PELLEGRINAGI AI GRANDI SANTUARI MARIANI - P. Stanislaw Kania Sch. P.
LE DIMENSIONI ANTROPOLOGICO-BIBLICHE E RELIGIOSOSO-SPIRITUALI DEL PELLEGRINAGGIO , CONPARTICOLARE RIFERIMENTO A MEDJUGORJE- Fra Slavko Barbaric


I docenti del seminario di quest'anno sono:

Prof. Adalbert Rebic - nato nel 1937 a Hum - Croazia. Ha portato a termine gli studi di filosofia a Zagabria, presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Gregoriana di Roma, la facoltà di Teologia della Gregoriana e l'Istituto per gli studi biblici. Dal 1968 è professore di studi biblici e lingue orientali (ebraico, arabo, siriano-aramaico) presso la facoltà di teologia cattolica dell'Università di Zagabria. Per alcuni periodi ha insegnato presso le facoltà di teologia di Zara e Djakov. In facoltà ha organizzato e guidato attività finanziarie, è stato il redattore capo di una rivista di teologia e responsabile della Biblioteca della Facoltà. Dal 1972 presiede l'Istituto Mariano Croato ed ha organizzato una sezione croata al congresso mariano internazionale di Roma, Malta, Saragozza, Kevelaer, Huelva e Cestohova.

Collabora con la casa editrice "Krscanska Sadasnjost" in qualità di redattore delle pubblicazioni bibliche e dal 1994 anche come direttore di "Krscanska Sadasnjost" e redattore capo del lessico religioso dell'Istituto lessicografico "Miroslav Krleza" di Zagabria. Dal 1991 al 1996 è stato a capo dell'ufficio per gli esuli ed i profughi presso il Governo della Repubblica di Croazia. Durante il 1995 è stato ministro senza portafoglio del Governo della Repubblica di Croazia. E' stato insignito di importanti onorificenze dalla Presidenza della Repubblica e dall'Accademia Croata delle Arti e delle Scienze. Ha pubblicato 15 opere significative e curato 11 raccolte su temi mariani. Ha contribuito a riviste di teologia nazionali e straniere con circa 430 titoli. Ha tradotto 25 libri da varie lingue. Dal 1970 è membro dell' Assemblea prebendaria metropolitana di Zagabria. A partire dal 1966 ha organizzato e guidato viaggi in Terra Santa (circa 50 volte). Membro dell'Associazione dei Traduttori Letterari Croati, Membro dell'Associazione degli artisti croati, membro ordinario dell'Accademia Mariana Papale Internazionale di Roma, membro dell'associazione culturale ebraica "Salom Freiberger" di Zagabria, membro della redazione della rivista teologica internazionale "Communio".

Padre Stanislaw Kania - (dell'ordine degli Scolopi). Nato in Polonia il 24-02-1948. Ha portato a termine gli studi di filosofia, teologia e storia della Chiesa presso l'Istituto Teologico di Cracovia e l'Università Cattolica di Lubrin. Ordinato sacerdote nel 1973. Rettore del Seminario e segretario provinciale dal 1982 al 1985. Ha fondato la scuola religiosa della Confraternita della Madre del Signore, che segue in qualità di cappellano. Nel 1985 ha costituito SOS, per i bambini di famiglie povere e famiglie in difficoltà, di cui oggi si occupa come pastore spirituale. E' un luogo in cui i bambini possono studiare, giocare e trovare l'aiuto di medici, psicologi e pastori spirituali. E' rettore del convento di Cracovia.

Già da 13 anni viene a Medjugorje. Dal 1988 è direttore ed editore della rivista di Medjugorje "Znak Mira" e di altri libri e pubblicazioni che trattano di Medjugorje. Dal 1986 organizza e guida regolarmente pellegrinaggi a Medjugorje.

Dott. Fra Slavko Barbaric - nato nel 1946 a Dragicina, Bosnia - Erzegovina. Studia Teologia a Visoko, Sarajevo e Schwaz. E' stato ordinato sacerdote nel 1971. Nel 1982 ha ottenuto il dottorato in pedagogia religiosa. Si trova a Medjugorje dal 1982. Scrive libri ed articoli di contenuto spirituale. Lavora nel Santuario. Dirige numerosi esercizi spirituali e lezioni. Ha tenuto innumerevoli incontri in varie parti del mondo sul tema degli avvenimenti di Medjugorje.

All'incontro hanno partecipato circa 150 guide di 15 paesi. In questa occasione, come è avvenuto anche gli altri anni, i partecipanti hanno adottato la seguente

DICHIARAZIONE

Abbiamo esaminato il documento della Santa Sede "Il pellegrinaggio nel grande Giubileo del 2000", i pellegrinaggi nei grandi santuari mariani con particolare riferimento ai pellegrinaggi a Medjugorje. Consapevoli del fatto che il pellegrinaggio rivesta un ruolo fondamentale nella vita dei fedeli, vogliamo concepire in modo ancora migliore i nostri pellegrinaggi e fare in modo che essi siano realmente occasione e motivo per una edificazione spirituale del pellegrino, per un approfondimento della sua vita religiosa ed una guida del suo cammino esistenziale verso Dio.

Raccomandiamo pertanto quanto segue a tutti i centri di Medjugorje ed ai gruppi di preghiera:

  • di partecipare, con le proprie chiese locali, al programma di pellegrinaggio del grande Giubileo del 2000;
  • di preparare, seguire e sviluppare, alla luce del sopra citato documento della Santa Sede, pellegrinaggi a Medjugorje, così che i pellegrini possano vivere un "silenzioso e raccolto incontro con Dio e con se stessi", in modo particolare nel sacramento della riconciliazione e nella celebrazione eucaristica.

I partecipanti

Inizio pagina

Adalbert Rebic

IL DOCUMENTO DELLA SANTA SEDE SUL PELLEGRINAGGIO DEL 2000

Il consiglio papale per la cura spirituale dei viandanti e degli emigranti ha pubblicato il documento sul "Pellegrinaggio nel grande giubileo dell'anno 2000" il 25 aprile 1998. Il titolo stesso di questo documento mette in evidenza il motivo per il quale è stato pubblicato, ovvero l'imminente 2000? anniversario dalla nascita di Cristo: "L'obiettivo fondamentale è l'attuale pellegrinaggio storico nel 2000? anniversario del giubileo della Chiesa per il quale il fedele si sposta sotto la protezione della Santissima Trinità".(1) Per il grande giubileo si stanno preparando numerosi pellegrinaggi, soprattutto in Terra Santa (Gerusalemme e Betlemme) ed a Roma. Il pellegrinaggio nel grande giubileo mira ad un approfondimento della spiritualità e ad un pastorale più fruttuoso.

Il pellegrinaggio ha sempre occupato un ruolo fondamentale nella vita dei cristiani ed in quella di tutti i fedeli. "Nel corso della storia il cristiano si è messo in cammino per celebrare la propria fede nei luoghi in cui sono conservate tracce del Signore o in quei luoghi che rappresentano momenti importanti nella storia della Chiesa. Si è recato in visita ai santuari dedicati alla Madre di Dio oppure in quei santuari che sono un esempio vivente dei santi. Il loro pellegrinaggio è un processo di conversione, il prodigio dell'intimità con Dio, una preghiera riservata per le proprie esigenze materiali. In tutti i suoi molteplici aspetti il pellegrinaggio è sempre stato un dono prodigioso per la Chiesa". (2)

Soprattutto oggi i pellegrinaggi sono una devozione molto gradita ai fedeli. La società contemporanea è caratterizzata da movimenti intensi. Le persone cioè vogliono essere in movimento: durante il viaggio si riposano, si conoscono tra loro, conoscono nuove regioni e nuove persone e quindi si arricchiscono sotto molti aspetti. Oggi i fedeli, grazie ai moderni mezzi di trasporto, si recano lontano dal proprio paese, vanno in Terra Santa, presso i santuari mariani di Lourdes, Fatima, Cestohova ed altri, sia nel proprio paese, sia all'estero. Quindi, dal punto di vista del pellegrinaggio, la cura delle anime deve avere chiari principi teologici che lo giustificheranno e lo consolideranno facendolo diventare una prassi solida e duratura nel contesto della cura dell'anima. Infine l'evangelizzazione, l'approfondimento della fede e la vita spirituale sono uno degli obiettivi principali per cui la Chiesa propone ed incoraggia i pellegrinaggi. (3)

Il documento "Il pellegrinaggio ..." è una riflessione teologica sul significato del pellegrinaggio e fornisce direttive pastorali su come organizzare ed eseguire dei pellegrinaggi. Da questo punto di vista si tratta di un documento provvidenziale per i fedeli, soprattutto per coloro che sono responsabili del pastorale dei fedeli e che in esso troveranno un valido aiuto spirituale per un'esperienza più profonda ed intensa del Grande giubileo. Il documento intende fornire un aiuto "a tutti i pellegrini ed a tutte le persone responsabili del pastorale dei pellegrini affinché, alla luce della Parola di Dio e delle secolari tradizioni della Chiesa, tutti possano essere il più partecipi possibile delle ricchezze spirituali della prassi del pellegrinaggio"(4). Il documento del consiglio papale per il pastorale dei viandanti e degli emigrati intende dare un senso spirituale ai pellegrinaggi organizzati da coloro che curano le anime in occasione del Grande Giubileo del 2000. Esso intende unire profondamente il pellegrinaggio con la realtà del pentimento e della conversione: il pellegrinaggio è per il credente occasione e motivo per edificarsi spiritualmente, per approfondire la propria vita religiosa e per dirigere il proprio cammino esistenziale verso Dio.

Il documento "Il pellegrinaggio..." è formato da sei capitoli, un'introduzione ed una conclusione. Nell'Introduzione (pag. 5-6) vengono messi in risalto le ragioni e l'obiettivo del documento, mentre la Conclusione riassume i contenuti del documento (57-58). Nel 1. capitolo il documento illustra il pellegrinaggio in Israele (pag. 7-12), nel 2. capitolo il pellegrinaggio di Cristo (pag. 13-16), nel 3. capitolo il pellegrinaggio della Chiesa (pag. 17-25), nel 4. capitolo il pellegrinaggio verso il terzo millennio (pag. 26-31), nel 5. capitolo il pellegrinaggio dell'umanità (pag. 32-39) e nell'ultimo capitolo, il 6. il pellegrinaggio del cristiano di oggi (pag. 39-56). Il documento è una sintesi del pellegrinaggio teologico. E' costituito complessivamente da 58 pagine, in formato tascabile, ed è scritto con uno stile molto semplice e facilmente leggibile.

Il pellegrinaggio non è un fenomeno tipico solo del cristianesimo, ma è presente in tutte le religioni. "Il pellegrinaggio simbolizza l'esperienza dell'uomo come viandante (homo viator), il quale nel momento in cui lascia il ventre materno si incammina lungo la strada dello spazio e del tempo nella propria vita".(5) Il pellegrinaggio è il viaggio del credente verso un luogo santo, santificato dalla presenza di qualche divinità oppure dall'opera di qualche religioso o fondatore di religione, con l'intenzione che qui si preghi e si facciano sacrifici. In quanto tale, si tratta di una specifica esigenza di fede e di un fenomeno legato a tutte le religioni, che esiste da quando esiste la religione. In un luogo santo solitamente viene eretto un santuario nel quale ed attorno al quale si radunano i fedeli. Questo luogo santo può essere in un paese meta di pellegrinaggi o al di fuori di esso, molto lontano. Solitamente l'obiettivo del pellegrinaggio è l'ottenimento di qualche bene materiale o spirituale che, secondo l'opinione del credente, è possibile ottenere proprio in questo luogo santo. Per sua natura il pellegrinaggio è solitamente legato al sacrificio ed alla rinuncia. Il bene o la grazia che il pellegrino ottiene nel luogo santo sono una ricompensa per lo sforzo compiuto. I beni che si cercano possono essere di vario genere e vanno dalla guarigione da qualche malattia all'ottenimento della vita eterna.(6)

Il pellegrinaggio è una prassi molto cara nel mondo religioso perché 1. impegna tutte le abilità umane (audio-visive, motorie, emotive), 2. accentua e rinsalda i legami comuni che sono un fattore molto importante per le emozioni religiose, 3. mette in evidenza il valore e rafforza il ricordo religioso legato a questo luogo, 4. stabilisce legami internazionali, sociali, culturali e di civiltà che vanno oltre i confini tra i popoli e le razze. I pellegrini lungo il cammino si fermano, commerciano, acquistano, si scambiano beni materiali e spirituali, conoscono i valori culturali dei popoli presso i quali si sono recati come estranei (dal latino peregrini) ed in mezzo ai quali sono passati. Quindi il pellegrinaggio come tale si manifesta abbastanza tardi nella storia della religione, quando cioè era già stato compiuto un certo progresso nei rapporti sociali (famiglia,clan, tribù, popolo, stato, strade, santuario ed altro).(7)

La storia del popolo eletto nel vecchio testamento è proprio uno straordinario pellegrinaggio lungo il cammino della fede: la fuga dall'Egitto, l'attraversamento del Mar Rosso, il viaggio nel deserto, le prove ed il peccato, l'arrivo nella terra promessa, il cammino nell'esilio babilonese ed il ritorno nel vecchio paese. Gli israeliani tre volte l'anno, per le importanti festività di Pesah, _evuot e Sukkot, si recavano in pellegrinaggio nella città santa a Gerusalemme. Alla prassi del pellegrinaggio ebraico e cristiano si ispirò Maometto ed ordinò ai musulmani: ?Andate in pellegrinaggio e visitate i luoghi santi per amore verso Dio!" (Corano, II,196). Milioni e milioni di musulmani ogni anno si recano in pellegrinaggio alla Mecca ed alla Medina. Il pellegrinaggio è infatti uno dei cinque cardini della religione islamica.

I seguaci dell'induismo si recano in pellegrinaggio al fiume Gange, il fiume santo, la loro "madre" che li purifica dal peccato. I buddisti si recano in pellegrinaggio nei luoghi che Budda aveva santificato con la propria vita. Gli scintoisti si recano in fitti boschi e meditano in silenzio. I cristiani si recano invece nei luoghi santi in cui è apparso Dio oppure in quelli che sono legati alla vita, alla passione, alla morte ed alla resurrezione di Gesù Cristo e dei suoi santi.

Il pellegrinaggio è diverso dal turismo: il turismo è una fuga dalla vita di tutti i giorni verso qualcosa di insolito, di non quotidiano, mentre il pellegrinaggio è un viaggio verso un obiettivo ben preciso, un viaggio altamente simbolico. Il pellegrino si reca al santuario come alla "casa del Signore" ovvero verso la casa simbolica del Signore che, per dirla con un linguaggio mistico, si trova in cielo. Il simbolismo è quindi un elemento specifico che distingue il pellegrinaggio dal turismo. Il simbolo è una cosa che contiene due verità: una a livello reale ed un'altra a livello di significato acquisito. Tre pezzi di stoffa, rossa, bianca ed azzurra, sono un oggetto con un significato ed un fine ben preciso, ma quando diventano una cosa sola, allora diventano una bandiera rossa-bianca e azzurra, simbolo di uno stato, di un popolo. Il pellegrinaggio è un atto simbolico: un viaggio simbolico verso Dio. "O Signore, tu sei il mio Dio: ti cerco ardentemente; di te ha sete l'anima mia, verso di te anela la mia carne, come una terra deserta, arida, senz'acqua. Così mi sono messo a guardarti nel santuario per contemplare la tua potenza e la tua gloria!? (Salmi 63,2-3). Per coloro che credono la vita è un viaggio, un pellegrinaggio. Essi conducono una vita che è solidamente ancorata alla realtà, alla storia, ma al tempo stesso è anche un viaggio, un pellegrinaggio verso la salvezza.

Nella prima parte (n. 4-8) il Documento commenta il pellegrinaggio di Israele a partire dal pellegrinaggio di Abramo e da quello del popolo eletto nel Vecchio Testamento con la fuga dall'Egitto, il viaggio attraverso il deserto ed infine l'arrivo nella terra promessa. La fuga dall'Egitto assume un valore duraturo. E' divenuta un ricordo (ebraico: zikkaron, latino memoriale). E' sempre viva nel popolo, si ripete nel ritorno dalla schiavitù babilonese che Isaia canta come nuovo esodo (cfr. Is. 43,16-21) e che gli israeliani celebrano con la loro Pasha e che nel libro dei saggi si trasforma in realtà escatologica (cfr. Saggi 11-19). L'obiettivo ultimo di questo viaggio religioso è la "terra promessa", una piena comunione con Dio in una nuova creazione (cfr. Saggi 19).(8) Il credente si presenta dinanzi a Dio "come straniero e come pellegrino" (Salmi 39,13;119,19). Gli israeliani si recavano in pellegrinaggio a Gerusalemme, nella santa Sion, cantando inni gioiosi, "i salmi dei pellegrini" (Salmi 120-134). Fecero l'esperienza di Dio come pellegrino che cammina sempre con il suo popolo. Il Dio di Israele non è legato ad un determinato luogo, come invece lo erano gli dei pagani, ma viaggia insieme al suo popolo ed è presente in ogni luogo. I profeti nei loro annunci mettono in risalto anche il "pellegrinaggio messianico?, aperto ad orizzonti escatologici in cui tutti i popoli del paese arriveranno a Sion, il luogo della parola di Dio, della pace e della speranza (cfr. Is 2,2-4; 56,6-8; 66,18-23; Mic 4,1-4; Zac 8,20-23).(9)

Il fine di questo massiccio movimento di persone è il comune "banchetto per tutti i popoli", alla fine della storia (Is 25,6).

Nella seconda parte si commenta il pellegrinaggio di Cristo. Gesù si presenta come "Via verità e vita" (cfr. Gv 14,6),incarnazione, nato dalla Vergine, che segue il cammino del suo popolo e di tutta l'umanità "unendosi in tutti i modi ad ogni uomo"(10) . Gesù non solo indica il cammino da seguire fino a Dio, ma lo segue anche Lui. Nella sua particolarità Egli è cammino verso Dio. Ancora ragazzo egli si reca a Gerusalemme con i genitori, presso il Tempio. La sua opera pubblica prende forma gradualmente come un duraturo pellegrinaggio dalla Galilea, attraverso la Samaria e fino alla Giudea, a Gerusalemme, dove sarà crocifisso. L'evangelista Luca descrive l'opera di Gesù come un "grande viaggio il cui obiettivo non è solo la croce, ma anche la gloria della Resurrezione e dell'Ascensione (cfr. Lc 9,51; 24,51).(11) Luca presenta la morte di Gesù nella trasfigurazione sul monte come esodo (greco exodos). Gesù invita i suoi discepoli a seguirlo: "Chiunque voglia seguirmi, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua..." (Mt 16,24).

I discepoli di Gesù, pieni di Spirito ed animati dallo Spirito Santo nella festa della Pentecoste, si incamminano lungo le strade del mondo, quindi arrivano in paesi abitati da vari popoli, da Gerusalemme a Roma, annunciando ovunque il vangelo di Cristo.(12)

Il fine ultimo di questo pellegrinaggio lungo le strade del mondo non è scritto sulla carta della terra. Esso si trova al di là del nostro orizonte umano, esso è come era per Cristo, che viaggiava insieme agli uomini per condurli alla pienezza della comunione con Dio.(13)

Bisogna ricordare che gli atti degli apostoli definiscono la vita cristiana come un "cammino" per il suo valore (cfr. Atti 2,28; 9,2; 16,17; 18,25-26 e altri). La vita cristiana viene presentata come un pellegrinaggio verso la Gerusalemme celeste (Apocalisse), un pellegrinaggio che un obiettivo trascendente. Il cristiano è cosciente che qui sulla terra è un "viandante", "un forestiero ed uno straniero", la sua "casa è nei cieli".(14)

Nella terza parte del Documento si parla del pellegrinaggio della Chiesa (n. 12-17). Anche la Chiesa, popolo messianico di Dio, è in cammino verso la città eterna.(15) I messaggeri di Cristo percorsero tutte le più importanti strade di Roma, andarono per terra e per mare, incontrarono varie lingue e culture annunciando il Vangelo di Cristo: dall'Asia all'Italia, dall'Africa alla Spagna e la Galilea, dalla Germania alla Gran Bretagna, dai paesi slavi fino all'India ed alla Cina. In tempi più recenti hanno continuato a viaggiare in paesi nuovi e popoli nuovi in America, Africa, Oceania, intessendo così "il cammino di Cristo nei secoli".(16)

Nel IV e V secolo nella Chiesa si manifesta il movimento monastico: migrazioni ascetiche, esodo spirituale. Le persone devote vanno nel deserto e contemplano l'esperienza di Abramo, di stranieri e forestieri, l'immagine di Mosè che conduce il suo popolo fuori dall'Egitto e lo porta verso la terra promessa e l'immagine di Elia che sul Carmelo incontra Dio.(17) In questo periodo Girolamo e le Sue discepole Paola ed Eustachia partono per terra santa. Alloggiano a Betlemme, vicino alla grotta in cui nacque Gesù. Innalzano conventi, laure, eremitaggi e cenobi nel deserto della Giudea e fuori dalla Terra santa in Siria, Cappadocia, Tebaide, Egitto. Girolamo ed altri Santi Padri invitano i cristiani a recarsi in pellegrinaggio nei luoghi santi ma li invitano anche a non esagerare, ad evitare incomprensioni e disaccordi. (18) Gregorio di Nis avverte i pellegrini che "il vero pellegrinaggio è quello che conduce il credente dalla realtà fisica a quella spirituale, dalla vita del corpo a quella nel Signore e non ad andare via dalla Cappadocia per andare in Palestina.(19) Sant'Agostino consiglia: Entra in te stesso: la verità dimora nel cuore dell'uomo!... E supera anche te stesso!(20)

. Anche san Girolamo mette in guardia da un'interpretazione formale del pellegrinaggio.(21)

Quando gli arabi nel 638 conquistarono la Terra santa ed i viaggi dei pellegrini cristiani in Terra Santa divennero più difficili, si aprirono nuove vie ad ovest: Roma (?i cammini ad Petri sedem?), san Giacomo di Compostela, i santuari mariani di Loreto, a Czestochowa, ai grandi conventi medievali, bastioni di spirito e cultura, i luoghi che incarnano il ricordo dei grandi santi (Tours, Canterbury, Padova e altri luoghi)(22). Nel Medio Evo ci trovammo dinanzi ad una grande ondata di pellegrinaggi, in tutto il mondo ed in tutta l'Europa, anche con taluni eccessi. Questi pellegrinaggi nutrivano la spiritualità, rinsaldavano la fede, stimolavano l'amore e ravvivavano la missione della Chiesa. ??Palmieri?, ?raminghi?, ?pellegrini? con il loro particolare abbigliamento creano quasi un ordine indipendente che il mondo ricorda per la natura del pellegrinaggio della comunità cristiana, che anela all'incontro con Dio ed alla comunione con Lui."(23) Anche il movimento delle crociate che si manifesta tra l'XI ed il XIII secolo è una forma particolare di pellegrinaggio. In questo movimento si intrecciano "l'antico ideale religioso del pellegrinaggio nei luoghi santi in Terra Santa e le nuove idee, la creazione di un ordine cavalleresco, con aspirazioni politiche e sociali, con il risveglio di movimenti commerciali e culturali rivolti ad est, dove in Terra Santa era presente l'Islam.(24)

Nel XIII secolo arriva San Francesco che con i suoi fratelli francescani si reca in Terra Santa, a Gerusalemme. Ancora oggi essi continuano ad essere i custodi dei luoghi santi in Palestina ed anche fuori da qui, nel vicino oriente (Siria, Libano, Giordania, Egitto). Verso il 1300 fu fondata l'associazione dei pellegrini di Cristo. Nello stesso anno a Roma per la prima volta fu proclamato il Giubileo, che attirò in città migliaia di pellegrini. I pellegrinaggi a Roma continuano a lungo con una serie di anni santi. Così Roma diventa il centro culturale e religioso dell'Europa occidentale

Nel XV e XVI secoli con la scoperta del Nuovo Mondo domina una visione eurocentrista del mondo, ma il mondo cristiano diviso perde la propria unità, con il suo centro a Roma. Nascono mete alternative dei pellegrinaggi, come ad esempio numerosi santuari mariani.(25) Nel XVIII e XIX secolo continuano i pellegrinaggi nella vita delle comunità cristiane, che sostenevano la fede del popolo di generazione in generazione, aprivano nuove spiritualità, nuovi centri della fede (Guadalupe, Lourdes, Aparecida...). La consapevolezza rinnovata che il popolo di Dio fosse in cammino, nel frattempo, era divenuta un'immagine molto marcata della Chiesa che si preparava al Concilio Vaticano II.(26)

Nella quarta parte si parla dei preparativi per il Grande Giubileo del 2000 (n. 18-23). Il pellegrinaggio in questo evento svolge un ruolo eccezionalmente importante. Lo stesso evento del Concilio Vaticano II simbolicamente era stato un pellegrinaggio grande e corale di tutta la comunità ecclesiastica. Il Concilio si era manifestato come un'Ascensione spirituale. I Padri del Concilio avevano accolto le persone in meditazione come "pellegrini in cammino verso la luce(27). Questo aspetto simbolico della Chiesa del pellegrinaggio era stato illustrato con i pellegrinaggi di due papi, Giovanni XXIII a Loreto all'inizio del Concilio (1962) e Paolo VI in Terra Santa alla fine del Concilio (1964). Seguirono numerosi pellegrinaggi sia di Papa Paolo VI sia di Papa Giovanni Paolo II. I pellegrinaggi di Papa Paolo VI in Terra Santa, con cui il Papa intendeva celebrare il mistero centrale della fede, l'incarnazione e la redenzione, stimolarono una nuova ondata di pellegrinaggi in Terra Santa da tutti i paesi del mondo. L'eccezionale slancio verso il pellegrinaggio come prassi di preghiera, conversione e convinzione che siamo il popolo in viaggio di Dio è da attribuirsi a Papa Giovanni Paolo II ed ai suoi viaggi.

Nelle sue costituzioni il Concilio Vaticano II ha presentato la Chiesa come ?viaggiatrice?(28), sottolineando più volte la natura pellegrina della Chiesa: essa ha il proprio caposaldo nella missione di Cristo, che è stato mandato dal Padre, noi veniamo da Lui, viviamo per Lui e siamo diretti a Lui e lo Spirito guida il nostro cammino che segue i sentieri del cammino di Cristo.(29) Il Concilio definisce la vita cristiana come pellegrinaggio nella fede.(30)

La Chiesa è per sua natura missionaria.(31) Il comandamento del Cristo risorto: "Andate dunque e rendete tutti i popoli miei discepoli!" (Mt 28,19) pone l'accento proprio sul verbo "andare", un metodo insostituibile di evangelizzazione del mondo.(32)

L'obiettivo principale dell'attuale pellegrinaggio storico della Chiesa è il Giubileo del Duemila, al quale si pellegrino si dirige sotto la protezione della Santissima Trinità. Questo viaggio deve essere più interiore ed esistenziale che non nello spazio.(33)

Nella quinta parte (n. 24-31) il Documento illustra il pellegrinaggio del genere umano, sottolineando anche il valore spirituale del pellegrinaggio e la necessità di un'opera pastorale del pellegrinaggio. Anche nella nostra epoca l'umanità è in viaggio, l'uomo si sente homo viator e cerca la verità, la giustizia, la pace e l'amore. Egli viaggia verso l'assoluto e l'incommensurabile, verso Dio. Il movimento dell'umanità contiene in sé "il germoglio dell'aspirazione fondamentale all'orizzonte trascendente della verità, della giustizia e della pace. Ciò testimonia l'inquietudine che si placa nell'incommensurabile Dio, il porto dove l'uomo può rinfrancarsi dai suoi affanni.(34) Alcuni miglioramenti sono evidenti in questo viaggio: il rispetto dei diritti umani, il progresso della scienza e della tecnica, il dialogo reciproco...(35) Assistiamo a spostamenti di massa di intere popolazioni che vogliono sfuggire ai pericoli della guerra o a catastrofi naturali nei propri paesi oppure che cercano una maggiore sicurezza e maggiore benessere per i propri cari. La cristianità in questo pellegrinaggio si presenta all'umanità come il buon Samaritano, pronto ad accorrere in aiuto.(36)

I valori della ricerca, del progresso e della promozione della comprensione reciproca tra i popoli contengono in sé anche turismo,(37)

ricerca scientifica, viaggi culturali e sportivi e viaggi per motivi commerciali. Il Documento mette in risalto come non si debba essere solo guidati da interessi economici, ma che bisogna essere consapevoli anche delle proprie opere umane e sociali.(38)

Qui ci sono anche esperienze specificatamente cristiane del pellegrinaggio: i missionari si recano in pellegrinaggio in paesi lontani, i raduni ecumenici per la preghiera comune a favore dell'unità di tutti i cristiani, gli incontri inter-confessionali (come quello di Assisi nel 1986).

Il Documento mette in risalto come le mete del pellegrinaggio siano in particolare due città: Roma, simbolo della missione universale della Chiesa, e Gerusalemme, luogo santo onorato da tutti coloro che seguono la fede di Abramo, la città "dalla quale verranno la Legge e la parola del Signore! (Is 2,3).(39) Come mete di pellegrinaggio bisogna tenere a mente anche le città nelle quali è commesso il male (Auschwitz, Hirosima, Nagasaki).

Nella sesta ed ultima parte del Documento si parla del pellegrinaggio dei cristiani di oggi (n. 32-42). Questa è la sezione più estesa nella quale vengono messi in evidenza gli elementi più importanti del pellegrinaggio e vengono fornite delle linee guida per l'opera pastorale per i pellegrinaggi. Per il cristiano il pellegrinaggio è "celebrazione della propria fede... che bisogna realizzare in armonia con la tradizione, con il sentimento religioso e come realizzazione della propria esistenza pasquale.?(40) Questa esperienza viene vissuta in modo particolare nella celebrazione eucaristica del mistero pasquale, ricevendo la santa eucarestia e leggendo e meditando sul vangelo. (41)A tal fine è necessario sviluppare un'attività pastorale nei santuari dove il pellegrino vivrà "un incontro silenzioso e raccolto con Dio e con se stesso", soprattutto nella confessione nella quale gli vengono perdonati i peccati ed egli diventa una creatura nuova. La riconciliazione con Dio e con il fratello ha come obiettivo la celebrazione eucaristica.(42) Nei santuari, e nel momento del viaggio verso di esso, devono essere presenti animatori spirituali che possiedono una profonda preparazione alla catechesi, in modo da poter preparare i pellegrini all'incontro con Dio. In tutto questo i presbiteri rivestono una particolare importanza poiché essi animano i pellegrini durante il loro cammino comune.(43)

L'incontro con Dio nella "Tenda dell'incontro", nel santuario, è anche incontro con l'amore di Dio, incontro con l'umanità, incontro cosmico con Dio nella bellezza della natura ed incontro con se stessi.(44) Numerosi santuari cristiani sono meta di pellegrini e fedeli di altre religioni. Questo fattore stimola l'attività pastorale della Chiesa per rispondere a tutto ciò con iniziative di accettazione, dialogo, collaborazione e sincera fraternità.(45)

Il pellegrinaggio è anche incontro con Maria, stella dell'evangelizzazione. I santuari mariani, grandi e piccoli, possono essere luoghi privilegiati per l'incontro con il suo Figlio, che ella ci concede. Il cristiano si mette in cammino con Maria lungo i sentieri della fede, i sentieri dell'amore, i sentieri del mondo, per giungere al Calvario e starle vicino come un discepolo amorevole, al quale Cristo ha affidato sua Madre, fino alla sala dell'Ultima Cena affinché dal suo Figlio risorto riceva il dono dello Spirito Santo.

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P. Stanislaw Kania Sch. P.

SPECIFICITÀ DEI PELLEGRINAGI AI GRANDI SANTUARI MARIANI

L'etimologia della parola "pellegrinaggio" ha le sue radici nella remota antichità. Il termine greco per-epi-demos (letteralmente "straniero", "non residente") designava sia un pellegrino che un qualsiasi viaggiatore. La parola latina peregrinus significava originariamente uno che viaggiava per paesi stranieri o che non possedeva il diritto di cittadinanza. Questo vocabolo è nato dalla composizione di due parole per-agros che definivano colui che passa per un campo, fuori del proprio posto di residenza, lontano dalla propria casa (peregre - all'estero, fuori casa), Il termine peregrinatio significava quindi un soggiorno fuori dal paese natio, un cammino, un viaggio, una visita nei paesi stranieri. In pratica soltanto a partire dal XII secolo peregrinatio ha assunto una nozione esplicita di pratica religiosa consistente nel visitare luoghi sacri. Nella letteratura polacca (soprattutto a partire dall'inizio del Novecento) possiamo ritrovare termini riguardanti il pellegrinaggio come "pielgrzymstwo", "peregrynacja", "patnictwo" lub "patnik", parole usate accanto a "pielgrzymowanie", "pielgrzymka" e "pielgrzym". Gli storici adoperano volentieri l'antica parola polacca "patnictwo" con il significato di "pellegrinaggio ai luoghi sacri".

Per pellegrinaggio si considera un viaggio intrapreso per motivi religiosi, diretto a un luogo ritenuto sacro (locus sacre ?) grazie a un particolare intervento di Dio o di una divinità che li si verifica. Lo scopo di un tale viaggio è quello di compiere alcuni atti religiosi, di fede o di pentimento. Altrimenti detto, l'essenza del pellegrinaggio è sempre legata alla volontà di incontrare il sacrum.

La maggior parte dei pellegrinaggi hanno come destinazione templi, tra i quali quelli più sacri vengono chiamati "santuari". Il nuovo diritto canonico del 1983 definisce il santuario come "Chiesa o altro luogo di culto verso cui con il consenso dell'Ordinario locale, si recano in pellegrinaggio molti fedeli per devozione o per un motivo di devozione specifico". Il santuario è quindi un luogo sacro di culto divino, luogo dove presenza di Dio e sentita in modo particolare. Si valuta che nel mondo ogni anno si dirigono verso i luoghi di culto d'importanza sovraregionale circa 240 milioni di persone di cui 150 milioni sono cristiani. In Polonia ogni anno prendono parte a queste migrazioni circa 5-7 milioni di persone (più del 15% della popolazione). Tranne i cattolici di rito latino e di quello orientale vanno in pellegrinaggio anche i seguaci della chiesa ortodossa, del giudaismo e dell'Islam. La Polonia può quindi essere annoverata tra i paesi dove si è sviluppata una forte pratica di pelegrinaggi.

Nei tempi pagani, nelle terre polacche i centri di culto erano costituiti da colli, boschi, fiumi, sorgenti, alberi e pietre. Erano stimati e venerati dalle tribù pagane che li consideravano sacri. Pochi erano i templi e s'incontravano soltanto nelle terre della Pomerania Occidentale.

Nel primo periodo della cristianità in Polonia si era sviluppato soprattutto il culto dei santi e degli eremiti, nonché quello della Passione. I pellegrinaggi legati al culto mariano divennero più frequenti soltanto tra il XII e il XIII secolo. Gli inizi di questo fenomeno erano legati infatti a sant'Adalberto (956-997) e al suo martirio.

Gniezno, città legata alla vita di sant'Adalberto dove si trova la sua tomba, era diventò un principale centro di peregrinazioni nei primi secoli (XI-XIII). L'avevano visitato anche i membri della dinastia dei Piast, signori della Polonia.

Il culto degli eremiti si sviluppava in modo parallelo a quello di sant'Adalberto. Tra i più conosciuti eremiti, attivi a quell'epoca nelle terre polacche, bisogna nominare Sant'Andrea Swierad (m. c. 1034) il cui culto è perdurato fino ad oggi. Sant'Andrea aveva un discepolo san Benedetto, morto martire all'incirca nel 1037. Altri eremiti di quell'epoca erano: beato Bogumil-Pietro II, beata Juta da Chelmzy e Dorotea da Matowow. La storia del culto degli eremiti in Polonia ci introduce nel culto, molto frequente nel medioevo, delle persone morte in odore di santità e in particolar modo di quelle portate dalla Chiesa sugli altari. Le loro tombe e le loro reliquie attiravano i fedeli il che portò alla nascita dei centri di pellegrinaggio. Tra le grandi individualità appartenenti alla prima fase del cristianesimo polacco alcune vantavano una stima particolare: accanto al già nominato sant'Adalberto bisogna ricordare santo Stanislao vescovo e martire, santa Edvige di Slesia e beata Kinga.

Il culto di Maria è apparso nelle terre polacche insieme al battesimo della Polonia (966). Il fenomeno del pellegrinaggio ai luoghi del culto mariano si sviluppa a cavallo tra il XII e il XIII secolo.

Una prima traccia di pellegrinaggio a un santuario mariano ci porta in Slesia dove, vicino a Sroday Slaska era esistita probabilmente una chiesa benedettina della Santissima Vergine Maria, ma uno sviluppo intenso del culto di Maria si nota soltanto tra il XIII e il XIV secolo. Esso sostituisce in qualche modo quello dedicato agli eremiti e ai santi, caratteristico dei primi tempi della cristianità. Non può quindi stupire che insieme a tale sviluppo cresce il numero di centri dove si trovano immagini miracolose di Maria. Una particolare importanza vi ebbe l'insediamento dei padri paolini a Jasna Gòra a Czestochowa, dove venne trasportato il quadro miracoloso della Madonna Nera (c. 1383).

Jasna Gòra è annoverata tra i più grandi e i più importanti centri di culto nel mondo e non soltanto in quello cristiano. E' anche il secondo, dopo Lourdes, centro di culto mariano nonché il primo tra quelli la cui nascita e funzionamento non è legato alle apparizioni della Madonna. Attualmente si registrano a Jasna Gòra presenze annuali di 4-5 milioni di pellegrini tra cui circa 400 mila stranieri provenienti da una ottantina di paesi.

Fin dagli inizi della sua esistenza Jasna Gòra ha assunto un ruolo importante nella Chiesa Romana a livello locale, polacco e mondiale. Ne sono una prova le numerose visite al Santuario di Jasna Gòra, effetuate da rappresentanti della Chiesa provenienti da tutto il mondo, e, verso la fine di questo millennio, i pellegrinaggi del Santo Padre Giovanni Paolo II. Il ruolo di Jasna Gòra venne sottolineato anche dai suoi predecessori (Martino V, Alessandro VI, Clemente XI, Pio X, Pio XI, Pio XII. Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I). Il decreto di Clemete XI che incoronò il quadro miracoloso della Madonna di Czestochowa (fu la prima incoronazione fuori Roma, avvenuta nel 1717 e preceduta dal voto fatto del re Jan Kazimierz - Giovanni Casimiro che il 1 aprile del 1656 a Lwòw proclamò ufficialmente Maria la Regina della Polonia) fece sì che la Regina della Polonia diventatasse ancor più nota nel mondo cristiano.

Le tradizioni di pellegrinaggi a Jasna Gòra sono da ritrovare nelle origini del Santuario stesso(1382). Molto presto il centro assunse un ruolo internazionale (inizi del XV secolo). Vi andavano in pellegrinaggio quasi tutti i re polacchi. Nel XVI secolo cominciò ad affermarsi la tradizione di pellegrinaggi regolari. Dal 1711 ad oggi, ogni anno ha luogo il cosiddetto Pellegrinaggio di Varsavia, fatto a piedi. La fama mondiale del Santuario si affermò definitivamente nel ventennio tra le due guerre. La caratteristica principale di questo centro che lo distingue tra gli altri centri di culto, non solo cristiani, è il fatto che vi arrivano numerosi pellegrini a piedi. Vi partecipano annualmente più di 200 mila persone, circa il 5% di tutti i pellegrini.

Fin dal 1977 si osserva un deciso sviluppo del fenomeno di pellegrinaggi a piedi, diretti a Czìstochowa, legato alle cerimonie del seicentesimo anniversario del monastero (1982-1983). Per festeggiare l'anniversario si è dato l'avvio ad alcuni pellegrinaggi come quello che parte da Swarzew nel nord della Polonia (600 chilometri per il Seicentesimo Anniversario). Negli anni ottanta ai contenuti religiosi si sono aggiunti elementi patriottici. La partecipazione adun pellegrinaggio era diventata una forma di protesta contro il regime, contro lo stato di guerra del 1981, e contro le repressioni politiche.

Ogi la maggioranza di pellegrini arrivano a Czestochowa nei giorni delle principali feste: Maria, regina di Polonia (il 3 maggio), L'Assunzione (15 agosto), Madonna di Czestochowa (26 agosto), Natività di Maria (8 settembre). Il numero di fedeli raggiunge allora le 300-500 mila persone. Ci sono circa 50 itinerari che conducono a Czestochowa da diversi punti della Polonia la cui lunghezza oscilla da decine fino a centinaia di chilometri. Andando a Jasna Gòra, i gruppi di pellegrini di solito visitano anche altri luoghi, legati al culto mariano p.e. il Pellegrinaggio dei Montanari passa attraverso Ludzmierz, Kalwaria Zebrzydowska, Makòw Podhalanski, Lesniòw; il Pellegrinaggio Universitario di Varsavia si ferma a Niepokalanòw, Miedniewice, Smardzewice, Gidle, Mstòw; il pellegrinaggio che parte da Przemyska visita il santuario di Borek Stary e quello della Diocesi di Zielona Gòra e Gorzòw - il Monte Sacro di Gostyni. Ogni anno a Czestochowa arrivano circa 150 gruppi di fedeli a piedi, in totale dalle 175 alle 200 mila persone. Il pellegrinaggio a piedi costituisce senz'altro un fenomeno religioso e sociale molto particolare su scala mondiale, e soprattuto nel mondo cristiano. Nessun altro santuario cristiano attira un tale numero di fedeli a piedi. Le influenze di questa forma di pellegrinare alla polacca, le possaimo già ritrovare in altri paesi, soprattutto in quelli europei. Ne è prova il crescente numero di pellegrini stranieri a Czestochowa e anche il fatto che ci riferisce spesso alle esperienze di Jasna Gòra per l'organizzazione dei pellegrinaggi a piedi.

Bisogna tuttavia ricordare che i pellegrinaggi fatti a piedi sono tipici non soltanto per Jasna Gòra; questa tradizione da centinaia di anni riguarda la maggioranza dei centri di pellegrinaggio polacchi. In occasione di alcune feste o giubilei i fedeli delle parocchie e diocesi vicine affluiscono a piedi anche nei piccoli centri di importanza locale. La tradizione è viva in particolar modo nelle località come Kalwaria Zebrzydowska, Ludzmierz, Piekary Slsskie, Wambierzyce, Bardo Slsskie, Kodniu, Gietrzwaldzie o Wejherowo. A questo punto non bisogna dimenticare il santuario dove si può arrivare soltanto a piedi: Wiktoròwki, dedicato alla Madonna, Regina dei Tatra, situato in montagna a 1150 m di altezza. Oltre che per la festa dell'Assunzione (15.VIII) migliaia di montanari arrivano lì per la Messa di Mezzanotte, il giorno di Natale e per Capodanno.

Fin dal XIX secolo accanto alla Madonna Nera di Czestochowa, gode di una fama simile la Madonna di Ostra Brama (Porta Acuta) di Vilno in Lituania. Di tutta la Polonia dei gruppi si recavano a Vilno che all'epoca cominciò ad essere un santuario nazionale. L'annessione della Lituania all'Unione Sovietica dopo la II guerra mondiale ha ostacolato i pellegrinaggi dei Polacchi a Vilno. Solo negli ultimi anni si è potuto ripristinare questa tradizione.

Malgrado una diffusa tendenza alla laicizzazione della vita individuale e sociale, nell'ultimo ventennio si osserva un rapido incremento di migrazioni legate ai pellegrinaggi. Nella Chiesa cattolica, ma non soltanto, questo fenomeno viene legato ai numerosi viaggi apostolici di Giovanni Paolo II. Si valuta che in totale circa 220-250 milioni di persone all'anno, fra cui 150 milioni cioè il 60-70 % di cristiani, prendano parte ai pellegrinaggi verso centri di culto religioso d'importanza sovraregionale. Nell'Europa stessa circa 30 milioni di cristiani, soprattutto cattolici dedicano le proprie vacanze o una parte di esse a diversi pellegrinaggi.

Tra i più importanti centri di culto del mondo cristiano che attirano in totale circa 25 milioni di pellegrini (il 15% dei pellegrini cristiani) bisogna annoverare: Roma insieme al Vaticano (circa 8 mln), Lourdes (6 mln), Jasna Gòra (4-5 mln), Fatima (4 mln) Guadelupe (2 mln). Tra i santuari cristiani importanza primaria hanno quelli legati al culto di Maria. I santuari mariani appartengono - secondo il Santo Padre - "all'eredità spirituale e culturale del popolo ed hanno sui fedeli una grande forza di attrazione e irradiazione spirituale". Al culto della Madonna infatti sono legati la maggioranza dei centri di pellegrinaggio della cristianità (80% circa).

Nell'ambito del culto mariano e dei pellegrinaggi ad esso legati, giocano un ruolo paricolare i luoghi delle apparizioni e delle rivelazioni di Maria. Nel cattolicesimo odierno, tra molti luoghi di questo tipo conosciuti nella storia, i più importanti sono quelli europei: La Salette (1846), Lourdes (1858), Fatima (1917). Un posto importante spetta anche a Medjugorje (1981). Fuori dall'Europa il centro più importante è quello di Guadelupe in Messico (l'apparizione della Madonna nel 1531).

Nel panorama dei pellegrinaggi mariani merita attenzione Gietrzwald, una località nella regione di Warmia al Nord-Est della Polonia. La apparizioni della Madonna che vi ebbero luogo tra il 27 giugno al 16 settembre del 1877 sono le uniche in Polonia ad avere l'approvazione ufficiale della Chiesa. E' interessante la statistica di quelle apparizioni; a Lourdes la Madonna apparve 18 volte, a Fatima 6 e a Gietrzwald più di 160. Grazie a queste apparizioni, Gietrzwald viene chiamato la "Lourdes polacca".

Lourdes è un centro specifico perché dal 1858, anno delle apparizioni della Madonna, da un piccola località agricola è divenuta un centro di devozione, grazie allo sviluppo dei pellegrinaggi. Insieme alla crescita della sua funzione religiosa si e sviluppata l'infrastruttura indispensabile per ospitare un numero sempre più grande di fedeli. L'infrastruttura alberghiera ammonta a quasi 18 mila camere (una camera per ogni abitante stabile). Tra circa 4000 negozi più dell'85% si speccializza in commercio di articoli di devozione. Annualmente si registrano 5-6 milioni di pellegrini, provenienti da più di 120 paesi. Gli stranieri sono prevalentemente in gruppi organizzati (più del 60%). Una fascia specifica e quella costituita dai malati (circa 70 mila ogni anno di cui il 60% sono stranieri). Essi arrivano spesso a Lourdes con centinaia di treni speciali ("trains blancs"), che grazie a uno speciale sistema di diramazioni ferroviarie possono fermarsi per alcuni giorni. Malgrado la posizione periferica che ha Lourdes in Europa, la sua accessibilità tramite mezzi i di trasporto è buona, sia grazie alle linee ferroviarie che alla rete stradale e all'aeroporto Tarbes-Ossun-Lourdes, che accoglie ogni anno 500-800 mila viaggiatori. Questo fa sì che Lourdes può essere annoverata tra i più grandi aeroporti di charter francesi (Accanto a Parigi e Nizza). Per questo possiamo definire Lourdes come una località a monocultura funzionale, legata alla presenza di pellegrini e turisti. Nella letteratura specifica la si definisce spesso come "città-albergo" ("ville-d'hotel").

Un centro che vanta una frequenza di visite pari a quella di Jasna Gòra, è Fatima, il cui sviluppo è legato alle famose apparizioni della Madonna nel 1917. Ogni anno vi arrivano circa 4 milioni di pellegrini. Paragonando Fatima a Lourdes, si può constatare uno sviluppo meno dinamico del primo centro. Infatti esso ha cominciato ad avere un ruolo internazionale solo negli anni sessanta. Ciò e legato alla posizione geografica di Fatima e alla sua difficile accessibilità. La crescita del fenomeno del pellegrinaggio non è stata per molti anni favorita dal sistema politico. Adesso tra i visitatori si registrano circa 100 nazionalità. Tra gli stranieri un notevole gruppo è costituito dai pellegrini di origine portoghese. La maggior afflussione si ha il 13 agosto, giorno del "Pellegrinaggio Nazionale degli Emigrati Portoghesi". Un tratto caratteristico di Fatima, che la distingue dagli altri luoghi di devozione in Europa, è la pratica di pellegrinaggi a piedi (più di 30 mila di persone l'anno). L'infrastruttura alberghiera è abbastanza diversificata ed ammonta a 5000 posti-letto (più di 1000 posti su 1000 abitanti).

Un centro di devozione mariana che si sta sviluppando in modo dinamico è Medjugorje in Bosnia-Hercegovina. Quando nel 1981 sono comiciate le apparizioni della Madonna, che durano tuttoggi, Medjugorje era un piccolo paese. Dieci anni dopo è stata "miracolosamente" risparmiata dalla guerra, ed ora è divenuta un centro di pellegrinaggio, con una infrastruttura alberghiera bene sviluppata. Le apparizioni della Madonna che si verificano giornalmente, attirano folle di fedeli provenienti non solo dall'Europa, ma da tutto il mondo. Neanche la posizione della Chiesa non del tutto univoca sulla questione della veridicità del fenomeno, scoraggia i pellegrini che vi affluiscono prevalentemente con pullmann. In Polonia Medjugorje è sempre più conosciuta e sembra che ogni anno vi si recheranno sempre più polacchi.

I gruppi di pellegrini polacchi (e non soltanto), andando a Medjugorje, si fermano al santuario di Marija Bistrica. Ogni anno vi si registrano circa mezzo milione di pellegrini. La statua della Madonna di Bistrica, celebre per miracoli compiuti, è stata proclamata la Regina della Croazia e il suo Santuario dal 1971 è ritenuto Santuario Nazionale Croato. Vi affluiscono gruppi da tutto il mondo, tra cui anche molti pellegrini a piedi.

Non sono invece legate alla devozione di Maria le più grandi mete dei pellegrinaggi cristiani: la Terra Santa insieme a Gerusalemme in cui arrivano i fedeli di tutto il mondo, sia cristiani che Ebrei e musulmani, e Roma con il Vaticano (tombe degli apostoli ss. Pietro e Paolo, sede del Santo Padre). Negli ultimi anni sono diventati più numerosi i pellegrinaggi alla tomba di s. Giacomo Maggiore a Santiago de Compostela.

In che cosa consiste il fenomeno dei santuari mariani che attirano così tanti pellegrini?

I santuari con la loro forza di attirazione e irradizione spirituale, fanno sì che i pellegrini vi cerchino la presenza della Madonna. Andando nei luoghi che furono (Lourdes, Fatima) o sono (Medjugorje) testimoni delle sue apparizioni, e anche nei santuari celebri per le sue immagini miracolose, la gente è convinta di poter incontrare la Vergine. La percepiscono come madre di Gesù, ma anche come propria madre, protettrice che può fargli ottenere la grazia, come qualcuno che capisce i problemi di ciascuno in ogni luogo e in ogni momento.

Nella opinione ricorrente dei fedeli,il santuario costituisce, diversamente da una semplice chiesa o capella, un fenomeno particolarmente sacro. E' un luogo che suscita interesse, immaginazione e una strana inquietudine: "attira" e invita; fa attendere qualcosa di insolito, grazie al "mistero di fede", non tanto cosciente, quanto piuttosto intuito, che racchiude in sé. La storia stessa del "luogo miracoloso", gli avvenimenti raccontati, l'architettura sacrale dove sono conservati i ricordi e gli ex-voto, e soprattutto un'immagine celebre per la grazia (il cuore del santuario) insieme alla solenne liturgia con innumerevoli folle di pellegrini, immersi in calda preghiera, nonché la presenza di importanti esponenti della Chiesa e dei diversi stati, uomini di scienza e di cultura, tutto ciò non soltanto suscita ammirazione e commuove, ma innanzitutto porta al ripensamento e alla preghiera, esige una profonda riflessione religiosa e teologica.

Il Santo Padre Giovanni Paolo II nella enciclica "Redemptoris Mater" espone la sua visione del fenomeno dei santuari e pellegrinaggi mariani. Il Papa dice che la continua presenza nella Chiesa della Santissima Madre di Gesù che introduce nel mondo il regno del Figlio, trova nel giorno d'oggi come in tutta la storia, multeplici mezzi di espressione. Ha anche un diversificato raggio d'azione. E tra i vari modi e le dimensioni del manifestarsi di questa presenza, il Papa indica numerosi e grandi luoghi di pellegrinaggi dove "la fede cristiana attraverso secoli ha costruito bellissimi templi come a Guadelupe, Lourdes o Fatima e in altri paesi tra i quali come si potrebbe non nominare Jasna Gòra nella mia terra natia?"

L'enciclica "Redemptoris Mater" fa vedere la base da cui sorge la devozione mariana e il pellegrinare del Popolo di Dio verso tutti quei particolari luoghi di presenza della Madre di Dio, ai suoi santuari e templi, "per trovare vicino a colei che ha creduto, la consolidazione della propria fede". Da questo punto di vista - annota il Papa - " si potrebbe parlare di una certa geografia della fede e della devozione di Maria", che ha una sua concreta manifestazione nei santuari sparsi in tutto il mondo a cui arrivano " non solo singole persone o comunità locali, ma a volte intere nazioni e continenti per incontrare la Madre del Signore..."

I santuari mariani sono percepiti come luoghi dove la Santissima Madre di Dio, Maria, pur sempre presente nella Chiesa, compie per volontà di Dio, la sua maternità spirituale in un modo particolare.

Per il Popolo di Dio il santuario è un luogo di esperienze particolari, di eventi religiosi e di metamorfosi spirituali. Questi eventi salvifici sono permeati di una particolare presenza e protezione materna della Madre di Dio. Dal punto di vista teologico,i santuari mariani sono luoghi scelti da Dio per la manifestazione di una sua misericordia particolare, dove più che in altri templi vuole far vedere la sua bontà e concedere la grazia all'uomo per mezzo di Maria. Perciò nei santuari mariani i fedeli soggetti alla tangibile azione di Dio, vivono in modo più intenso il proprio incontro con la Madonna e diventano partecipi di eccezionali eventi miracolosi. Questi eventi a volte si manifestano in modo concreto attraverso guarigioni, conversioni ed interventi divini così potenti che portano ad una completa trasformazione di individui e interi gruppi.

Come pastore di numerosi pellegrinaggi diretti a Medjugorje e a diversi luoghi di devozione mariana della Polonia, da anni osservo le reazioni delle persone che si recano all'incontro con la Vergine nei suoi santuari. Osservo la gioia che si manifesta in canti e preghiere. Il clima dei pellegrinaggi mariani ci riempie della speranza che Colei verso cui andiamo incontro, ci capirà, ci ascolterà ci aiuterà, come chi ci sta vicino e ci vuole bene. I pellegrinaggi diretti a Roma e nella Terra Santa hanno un carattere un po' diverso. Li i pellegrini vogliono seguire "le tracce del passato", vogliono ritrovare i luoghi dove sono vissuti Cristo, Maria, i santi. Invece i pellegrinaggi che hanno come scopo i santuari mariani sono pieni del senso del presente. Si ha l'impressione che la gente si stia preparando ad un incontro con la Madonna presente qui e ora, con una buona Madre piena di affetto. Che la incontrino davvero durante quei pellegrinaggi, lo testimoniano milioni di conversioni e di guarigioni che si verificano oggi e si sono verificate in passato, nei santuari mariani in tutto il mondo.

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Fra Slavko Barbaric

LE DIMENSIONI ANTROPOLOGICO-BIBLICHE E RELIGIOSOSO-SPIRITUALI DEL PELLEGRINAGGIO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO A MEDJUGORJE

I. L'UOMO ALLA RICERCA DI DIO

I pellegrinaggi sono noti a tutte le religioni. Sono l'espressione dell'uomo alla ricerca di Dio nei luoghi in cui Egli si è manifestato in modo particolare, in cui Egli ha donato agli uomini la possibilità di sentire più facilmente la Sua presenza oppure persone particolarmente dotate, grazie ai Suoi doni, sono divenute un segno particolare della presenza di Dio. Ecco perché vi sono luoghi di pellegrinaggio che attraggono persone e coloro che li visitano sono alla ricerca di una nuova esperienza di Dio e quindi della pace, della gioia, dell'amore e della speranza. Con ogni pellegrinaggio l'uomo si allontana dalla sua quotidianità, mettendo da parte il lavoro, la famiglia, gli amici, la sicurezza e si mette in cammino spinto dal suo desiderio di incontrare nuovamente Dio.

Sebbene alla base di ogni pellegrinaggio vi sia la ricerca di Dio, l'allontanamento dalla quotidianità e l'apertura al divino, che è il motivo principale del pellegrinaggio stesso, vi sono anche motivi secondari alla base dei pellegrinaggi attuali ' la conoscenza del mondo e dei paesi, dei popoli e delle loro abitudini. Se poi vi si rimane, allora diventa turismo. Accanto al motivo primario ed a tutti i possibili motivi secondari, c'è anche il grande apporto della curiosità umana che, in un primo momento, può superare ogni altra motivazione. Esistono luoghi di pellegrinaggio sorti proprio per l'intervento di Dio nella vita di uno o più uomini (sostanzialmente proprio in questo modo sono sorti i luoghi di pellegrinaggio mariani legati alle apparizioni) oppure creatisi lentamente col passare del tempo, molto spesso dopo la morte di qualche persona eletta da Dio oppure per le imprese carismatiche di singole persone nella Chiesa. Indipendentemente dal modo in cui i luoghi di pellegrinaggio si siano sviluppati, ovunque l'uomo-pellegrino cerca sempre la stessa cosa. Poiché spesso egli arriva con varie motivazioni, è dovere di coloro che organizzano le attività nei luoghi di pellegrinaggio aiutare ogni singolo pellegrino a prendere coscienza della reale motivazione del suo pellegrinaggio e cioè l'incontro con Dio che attende l'uomo. Per poter dar forma al pellegrinaggio, è indispensabile servirsi di ogni mezzo a disposizione affinché accada quello che deve accadere: l'incontro tra Dio che attende e l'uomo che cerca. Ecco perché è necessario avere ben chiaro chi è l'uomo e cosa vuole e quello che Dio gli offre in risposta. In modo particolare l'atteggiamento del pellegrino ci consente di dire che l'uomo è di per sé DOMANDA E RICERCA DI UNA RISPOSTA MENTRE DIO E' RISPOSTA ED ATTESA DI COLUI CHE CERCA.

II. L'UOMO ALLA RICERCA DELLA PACE

L'uomo è un essere spirituale e fisico. E' provvisto di ragione, libertà di scelta e di un ampio spettro di esperienze spirituali. L'uomo porta in sé il profondo anelito alla realizzazione di se stesso. L'uomo ricerca continuamente tale auto-realizzazione e quello che egli cerca può essere espresso in una parola: l'uomo è un essere alla ricerca della pace. Senza ombra di dubbio possiamo dunque affermare che la casa dell'uomo è lì dove si trova la 'sua pace'. La ricerca della pace è il motivo fondamentale di qualunque attività umana e dell'esistenza. L'esperienza ci insegna che l'uomo è pronto a compiere del bene, fino al punto da sacrificare la propria vita, se lungo questo cammino egli sente la 'pace'. Allo stesso modo, se l'uomo non trova la pace facendo del bene ed aprendosi a valori umani positivi, inizia a cercare la pace nel mondo del negativo e della distruzione. In tal modo l'uomo può distruggere se stesso, gli altri e tutto quello che lo circonda, sempre nella sua ricerca della pace. Se analizziamo la crescita e lo sviluppo dell'uomo dalle sue origini, scopriremo che egli ha avuto bisogno della pace per poter crescere ed evolversi. Se una mamma è tranquilla, anche il figlio che porta in grembo vivrà questa pace e crescerà 'gioiosamente'. Quando la tranquillità della mamma viene compromessa per qualsiasi motivo mentre porta suo figlio in grembo, il bimbo verrà alla luce con profonde conseguenze, quali l'inquietudine, della quale non riuscirà a liberarsi per tutto il resto della sua vita. Quando un bimbo viene alla luce, affinchè possa proseguire tranquillamente la sua vita nel mondo, dovrà essere accettato ed amato. Infatti l'esperienza ci insegna anche che molti bambini vivono una profonda inquietudine a causa della gelosia che si crea in tutte le famiglie che aspettano un altro bimbo. Proprio l'esperienza di non sentirsi come minacciato, ma arricchito, ed il sentirsi ancora amato ed accettato, restituisce la pace al bambino. Crescendo e sviluppandosi, non cambierà nulla; semplicemente l'uomo manifesterà in altro modo le sue inquietudini e cercherà diversamente la propria pace, lungo una strada positiva o negativa. Qui ci si pone dinanzi un interrogativo fondamentale: è forse l'uomo un esule che ha da tempo perso la sua 'casa della pace' e cerca in tutti i modi di ritrovarla oppure il suo cuore è pervaso da un desiderio per la pace che va oltre ogni promessa proveniente dal mondo in cui vive' In questa sede il nostro compito non è quello di analizzare tutti i presupposti e le risposte antropologico-culturali poiché una è sufficiente: l'uomo concreto, dotato di ragione, di libertà di scelta e di un'anima libera, vuole vivere nella pace ed il mondo che egli sperimenta non gli assicura pienamente questa pace; ecco perché egli la cerca instancabilmente e non può liberarsi dal desiderio di realizzarla. Per poter vivere in pace e rimanere nella 'sua casa della pace', tutti i piani dell'uomo devono essere soddisfatti ovvero la ragione, il libero arbitrio e la libertà dell'anima e dello spirito.

In questo l'uomo si differenzia profondamente dal mondo animale Gli animali non superano se stessi nella ricerca della pace. E' sufficiente che si sentano sazi e dissetati e che soddisfino i propri bisogni istintivi per essere tranquilli. Anche le bestie più feroci perdono la propria aggressività quando appagano le proprie istintive necessità. Non possiamo dimenticare che esistono l'antropologia, la psicologia e la sociologia che cercano di convincere l'uomo del fatto che egli, per poter ottenere la pace, ha bisogno di qualcosa di più rispetto agli animali, ma questo qualcosa non oltrepassa alcun orizzonte del suo mondo. Ancora una volta l'esperienza conferma che quanto più l'uomo è appagato a livello fisico-istintivo, tanto più inquieto, aggressivo e pericoloso egli diviene per se stesso e per l'ambiente circostante se il suo essere non è imbevuto delle realtà spirituali.

III. L'IMMAGINE BIBLICA DELL'UOMO ' UN ESULE INQUIETO

L'immagine biblica dell'uomo è un'immagine trascendentale. L'uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gen 1, 27 e seg). Dio gli ha dato la possibilità di collaborare con Lui e, nella comunione con Dio, di realizzare la sua felicità e la sua pace su questa terra. L'uomo è stato posto nel paradiso terrestre, dove ha conosciuto la pace nell'amicizia con Dio. Tuttavia è avvenuto un qualcosa che la Bibbia definisce peccato originale. L'uomo ha sbagliato perché si è impossessato di qualcosa di vietato ed ha così distrutto l'alleanza con Dio e la comunione reciproca. Egli non sopporta più la presenza di Dio perché i Suoi passi e la Sua presenza lo hanno spaventato ed egli si è nascosto. Le conseguenze per l'uomo sono pesanti. Egli non ammette la colpa, ma la addossa ad altri: Adamo sulla sua donna Eva ed Eva sul serpente-satana che l'ha ingannata. L'uomo perde la pace, la sua esistenza è minacciata perché tutto si rivolta contro di lui ed egli è costretto ad abbandonare il paradiso terrestre, deve lasciare la sua 'casa di pace' ed essere un esule esposto alle difficoltà, ai problemi, al lavoro duro, deve ingoiare un pane amaro lavorando duramente (cfr. Gen 3, 17-19), Secondo il racconto biblico quindi l'uomo una volta ha goduto della pace, ma l'ha persa ed è stato cacciato dal paradiso terrestre , diventando un esule. Il suo esilio si trasforma in pellegrinaggio perché Dio non ha abbandonato l'uomo, ma gli ha dato la speranza, gli ha annunziato una donna con un bambino che sconfiggerà il male e riporterà l'uomo al paradiso perduto, una nuova 'casa della pace'. L'intera storia biblica mostra un uomo che vaga alla ricerca di Dio, Dio che si manifesta e va incontro all'uomo per offrirgli la pace.

Secondo il racconto biblico l'uomo è crocifisso tra il ricordo della vita in paradiso ed il bisogno interiore di giungere finalmente ad una pace promessa già qui sulla terra, ma finalmente confermata nel regno eterno di Dio, un regno di pace, giustizia e verità. I profeti sospiravano continuamente per la pace, pregavano e cantavano una pace che Dio, nel suo amore, avrebbe donato al suo popolo. Tutte le aspettative dei profeti si sarebbero concretizzate nel Messia, che sarebbe venuto per creare le nuove condizioni per la realizzazione di una definitiva pace messianica.

Nella tradizione biblica si citano vari luoghi di pellegrinaggio, luoghi in cui il popolo si reca alla ricerca di Dio e dell'incontro con Lui. Vengono inoltre menzionati anche incontri religiosi tra le persone-pellegrini. Uno di questi è Sichem, dove il popolo si era radunato nel santuario del Signore e nel quale era stata stipulata l'alleanza con Dio (cfr. Gs 24, 25). Oltre a Sichem tra i luoghi di riunione si ricordano anche Betel (1 Sam 10, 3), Bersabea (Am 5, 5) e Ofra e Zorea (Gdc 6, 24 e 13, 19 e segg..).

Si passa poi alla Pasqua ebraica (2 Co 23) ed alla festività della Settimana e dei tabernacoli che si celebrano a Gerusalemme. Il significato di questi incontri in un luogo è duplice: radunare il popolo intorno al suo Dio e proteggerlo dall'idolatria e dal paganesimo. Alla fine rimane un unico luogo di pellegrinaggio: il tempio di Gerusalemme. Attorno al tempio si sono radunati una moltitudine di persone provenienti dalla Palestina e dalla diaspora, tutti con lo stesso fine: mantenere il popolo nella fede e non consentirgli di allontanarsi dal suo Dio. Quelli erano giorni di preghiera ed adorazione di Dio, giorni in cui si esprimeva la devozione alla città santa ed alla fine si realizzava una profonda alleanza del popolo di Dio. Il pellegrinaggio non si attua solo con una visita concreta ad un luogo consacrato, in cui Dio si è manifestato, ma si esplica anche come avvenimento escatologico. Si parla del 'giorno della salvezza', inteso come incontro di pellegrinaggio di tutti i popoli. Nel profeta Isaia il Signore dice: "Io verrò a raccogliere tutte le nazioni e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria. Darò loro un segno ed invierò alcuni dei loro superstiti verso le nazioni: Tarsis... Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le nazioni come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, sui muli e dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme" (66,18-20). Ed il profeta Michea scrive: "Quel giorno verranno fino a te dall'Assiria e dall'Egitto, da Tiro fino all'Eufrate, da mare a mare e da monte a monte" (7, 12).

In questa sede sarà sufficiente ricordare i salmi dal 120 al 134 per rendersi conto di tutta la conoscenza relativa al pellegrinaggio nel popolo di Israele:

"Mi rallegrai quando mi dissero:
"Andremo alla casa del Signore".
Sono stati i nostri piedi nell'interno delle tue porte, Gerusalemme!
Gerusalemme costruita come città,
in sè ben compatta!
Là salivano le tribù, le tribù del Signore,
secondo il precetto dato ad Israele
di lodarvi il nome del Signore.
Sì, là s'ergevano i seggi del giudizio,
i seggi della casa di Davide.
Augurate la pace di Gerusalemme:
vivano in prosperità quanti ti amano!
Sia pace tra le tue mura,
prosperità fra i tuoi palazzi.
Per amore dei miei fratelli ed amici
dirò: Sia pace in te!
Per amore della casa del Signore, nostro Dio,
chiederò: sia bene per te! (Sl 122, 1-9).

In base alla narrazione biblica si vede chiaramente che l'uomo è chiamato, dal canto suo, a fare di tutto per accettare quello che Dio nel suo amore ha preparato per lui. Per questo motivo l'uomo è chiamato alla conversione, che è il cammino verso la pace lungo il quale egli abbandona tutto quello che lo tormenta per vivere e godere della pace. Per poter riuscire nella conversione, che di per sé significa abbandonare il mondo e le sue promesse ed aprirsi a Dio che è pace, l'individuo, la famiglia e, di tanto in tanto, tutto il popolo devono non soltanto pregare, ma anche digiunare, credere ed amare, riconciliarsi e perdonare, al fine di superare tutte le difficoltà ed accedere alla pace che Dio promette. Tutto ciò accade in modo particolare nel pellegrinaggio.

Papa Giovanni Paolo II scrive a proposito del pellegrinaggio nel documento "Il Pellegrinaggio nel grande giubileo del 2000" con particolare riferimento ad Israele nel numero 8: "Al popolo di Dio vittima della sfiducia, oppresso dalla mancanza di fede, i profeti annunciano anche la redenzione messianica del pellegrinaggio, aperta all'orizzonte escatologico in cui tutti i popoli della terra saranno redenti in Sion, il luogo della Parola di Dio, il luogo della pace e della speranza. Vivendo nuovamente l'esperienza dell'esodo, il popolo di Dio deve consentire allo Spirito di liberare il loro cuore dal macigno e di donare loro un cuore di carne, di poter esprimere, nel viaggio dell'esistenza, la giustizia ed una fede gelosa e divenire luce per tutti i popoli fino al giorno in cui il Signore Dio sul monte santo offrirà un banchetto per tutti i popoli.

IV. GESU' PELLEGRINO

Nel corso della storia, nella pienezza dei tempi, lo stesso Dio, per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo, si fa uomo e viene incontro all'uomo poiché desidera restituirgli la 'casa della pace'. Si può pertanto dire che anche Gesù è un pellegrino, ma con una diversa connotazione. Egli durante il suo peregrinare su questa terra non ha cercato Dio, bensì l'uomo e gli ha offerto un semplice cammino divino fino alla pace che viene da Dio poiché Egli dona la pace (cfr. Gv 14, 27). La sua incarnazione è l'inizio del suo pellegrinaggio, iniziato nel momento in cui Maria e Giuseppe lo portarono al tempio per presentare il loro primogenito, come previsto dalle scritture e dalla legge per cui ogni primogenito doveva essere presentato al Signore (cfr. Lc 2 , 22-26 ).

Per 12 anni Gesù ha continuato il suo cammino di pellegrino. Secondo quanto previsto dalla legge si recò con i suoi genitori a Gerusalemme (cfr. Lc 2, 41) per essere presentato al tempio,come prescritto sin dall'antichità: "Tre volte l'anno il tuo figlio maschio si presenterà dinanzi al Signore" (Is l 23 ,17). Nel periodo della sua vita pubblica, Gesù di tanto in tanto in occasione delle varie festività si recava in pellegrinaggio (cfr. Gv 2, 13; 5, 1 e segg.). Le ascese al monte di Gesù, il suo digiuno nel deserto e la morte sul monte fuori dalla città sono le stazioni del suo cammino di pellegrino e sul montedell'ascensione conclude il suo peregrinare terreno (cfr. Mt, 5, 1-2; 4, 1-11; Gv, 19, 17)

Promettendo ai Suoi discepoli di rimanere con loro, fino alla fine del mondo, realizza la sua presenza grazie alla presenza nell'eucarestia e viaggia con il suo popolo attraverso la storia fino alla fine del mondo ed alla fine dei tempi. Nel documento "Pellegrinaggio", n. 29., il Papa scrive, riferendosi al peregrinare dell'umanità: " Il cammino dell'umanità, che avviene in mezzo a tensioni e contrapposizioni, è rivolto al rassicurante peregrinare verso il Regno di Dio che la Chiesa è tenuta ad annunciare e realizzare coraggiosamente in piena lealtà e perseveranza, poichè è chiamata dal suo Signore ad essere sale, lievito, luce e città sul monte. Solo così si apriranno le vie sulle quali l'amore e la fedeltà si incontreranno e la giustizia e la pace si abbracceranno" (Ps 85, 11.) Ogni cristiano è chiamato a questo cammino di pellegrinaggio della Chiesa, del popolo di Dio e di tutta l'umanità. "Per il pellegrino, il pellegrinaggio è la celebrazione della propria fede, una manifestazione di culto da vivere nella tradizione della fede, con un forte sentimento religioso e come realizzazione della propria esistenza " (Pellegrinaggio n. 32).

In poche parole, il significato del pellegrinaggio è la ricerca di Dio che si è manifestata in momenti diversi, in modi diversi ed in luoghi diversi e per poter effettuare l'incontro con Lui nel suo percorso di pellegrino l'uomo deve allontanarsi dalla vita quotidiana, mettersi in cammino e celebrare la propria fede nella preghiera e nel culto, così che Dio possa liberare l'uomo dal vecchio peccato e dal male e con lui rimettersi in cammino verso il Regno di Dio. Per questo motivo nei luoghi di pellegrinaggio bisogna dare forma ad un culto divino che diventerà culto umano.

V. IL PELLEGRINAGGIO ' USCITA ED ASCESA

In base a quello che è stato detto finora, è chiaro che bisogna fare di tutto affinchè l'uomo, così com'è nella sua realtà antropologico-psichica e religioso-spirituale, si rivolga, sia motivato, si apra, accolga, incontri e rimanga sul cammino di Dio, che è fedele all'uomo. Dio si manifesta nei luoghi di pellegrinaggio in modo eccezionale per mezzo della Bibbia e di persone speciali. E' questo quello che spinge l'uomo ad abbandonare la propria quotidianità ed a recarsi in questi luoghi. Dio offre all'uomo innanzitutto la sua presenza con l'intenzione che questi, alla ricerca della presenza amata, lo trovi. Sperimentando questa amata presenza l'uomo prova un senso di liberazione dal peso che si è ammassato nel corso del suo pellegrinaggio terreno, rappresentato dalle conseguenze della propria ed altrui debolezza e peccato.

All'esperienza di liberazione dal macigno del peccato e delle sue conseguenze devono far seguito un'esperienza di pace, gioia, amore, speranza, fiducia, la decisione di accogliere la presenza del Signore nella propria vita e l'impegno per rimanere in questa presenza e, ogni volta che il cammino della vita rifiuta o si allontana dalla presenza di Dio, cercare nuovamente di trovarla e realizzarla. Quanto più profonda è l'esperienza di pace ed amore, tanto più facilmente l'uomo riuscirà a rimanere sul cammino divino ed a lottare con decisione contro tutto quello che lo separa da Dio.

Affinchè l'uomo si svincoli più facilmente dall'abbraccio mortale del peccato e si liberi delle sue conseguenze, in ogni luogo di pellegrinaggio bisogna dunque offrire forme svariate di incontro con Dio. Secondo l'annuncio biblico e le esperienze profetiche in primo luogo, c'è una CHIAMATA ad andar via dalla propria città, a lasciare la vita di tutti i giorni ed a cercare un luogo di pace e quiete, per dirla in modo biblico, ad andare nel deserto e poi l'invito ad andar via ed a salire sul monte, dove i profeti pregavano ed incontravano il Signore per poi tornare di nuovo nel proprio luogo, nella propria città per continuare la propria attività. Nella prassi biblica del pellegrinaggio il luogo più importante era proprio il tempio, inteso come il luogo d'incontro dei credenti. Durante la loro permanenza nei luoghi in cui erano stati chiamati, i fedeli PREGAVANO e DIGIUNAVANO. Nel tempio si compivano sacrifici, si celebrava il culto ed avveniva la RICONCILIAZIONE CON DIO E CON GLI UOMINI. Tornavano a casa rinnovati e pronti ad ACCETTARE il proprio compito, a fare del bene ed a pensare ad orfani e vedove.

In altre parole, l'uomo da un lato arriva con i propri desideri e spinto dalle proprie difficoltà, dai peccati e dalle loro conseguenze perché ha bisogno, nel luogo di pellegrinaggio, di ricordare e vedere ogni cosa alla luce dell'amore di Dio e della sua misericordia, di vivere la veridicità delle parole di Gesù che invitano tutte le persone stanche ed oppresse ad andare da Lui, poiché Egli concederà il riposo e la pace (cfr. Mt 11,28).

Bisogna dunque aiutare il pellegrino affinchè, nel suo percorso di pellegrinaggio, si rivolga alle vie indicate dalla Bibbia, affinchè trovi il tempo, cioè non bisogna consentirgli di fare tutte le cose in fretta, come se si trattasse di una visita turistica ad una zona di interesse generale. Il pellegrino deve rimanere, deve avere tempo, deve andare sul monte, deve incontrare nel tempio il Signore che perdona e restituisce la pace.

VI. MEDJUGORJE - OFFERTA DI OGGI

Alla luce di quanto detto, non è difficile comprendere quello che accade a Medjugorje e quello che deve ancora accadere, ovvero come dare forma all'ascolto di Dio e perché, qual è la situazione attuale e perché si offre al pellegrino di Medjugorje quello che si offre.

E' assolutamente evidente che nessun santuario, come pure nessun santuario mariano, si è sviluppato o si sviluppa come Medjugorje; oserei dire che nessuno di essi risponde all'immagine ideale del pellegrinaggio, in qui c'è l'uomo alla ricerca e Dio che si offre, come nel caso di Medjugorje (l'unica eccezione potrebbe essere quella del pellegrinaggio in terra Santa perché lì si ha la possibilità di venire a contatto con i luoghi in cui Dio si è manifestato ed in cui Gesù ha operato!)

1. LA COLLINA DELLE APPARIZIONI

La Vergine ha iniziato ad apparire sul monte Crnica, che ora ha preso il nome di collina delle apparizioni. Ella ha invitato alla pace, alla preghiera, al digiuno, alla fede ed all'amore. Le persone che l'hanno vista erano dei ragazzi, ora divenuti persone adulte, con i quali è possibile incontrarsi e che i pellegrini incontrano. Tutto è iniziato con un invito alla pace ed alla fede in Dio in un paese in cui l'ideologia predominante era quella atea. Il potere da un lato reagì con impeto e dall'altro era un incredibile impulso per la gente ad andare a vede, sperimentare e rispondere.

L'uomo, per sua natura, cerca la pace. Dio qui, per mezzo della Regina della Pace, gliela offre intuendo il desiderio più profondo dell'uomo e cioè quello per la pace intesa come pienezza di beni: fisici, psichici e spirituali. Gli uomini si sono messi in movimento. Biblicamente la collina delle apparizioni è anche una Betlemme, un invito alla pace grazie alla nascita di Gesù, e come monte è un invito ad uscire ed a salire. Qui il pellegrino sperimenta il primo invito e la prima apertura ed anche una buona "preparazione alle condizioni". Questo è un luogo in cui l'uomo prova gioia e pace e non vi sono pellegrini che non vengono qui. Quindi un pellegrinaggio non è ben concepito se non prevede "l'uscita e l'ascesa" su questo monte.

Sulla collina delle apparizioni si recitano i misteri gaudiosi e quelli dolorosi del Rosario, si rimane a pregare ed in silenzio in questo luogo che si contraddistingue come quello in cui i veggenti hanno visto la Madonna. Bisogna riservarsi tempo a sufficienza per l'ascesa sulla collina delle apparizioni e soprattutto bisogna prendersi del tempo per rimanere in silenzio in questo luogo. In questa quiete bisogna leggere i messaggi della Vergine, riflettere su di essi e consacrarsi alla Vergine, cioè accoglierla consapevolmente come Madre, perché Ella proprio in questo luogo ha detto tante volte di essere la nostra Madre. Bisogna aprirsi alla sua benedizione, poiché nei suoi messaggi Ella ripete 'vi benedico con la mia benedizione materna'. In questo luogo è anche bene decidere di accogliere Maria come Maestra, poiché Ella ci indica la strada verso Gesù. Così come è importante venire in questo luogo con un gruppo, allo stesso modo è importante venirvi da soli per pregare, perché recitando il Rosario si possa stare con Gesù e con Maria e si oda la sua voce che invita alla pace. Si tratta di quella stessa pace che gli angeli annunziarono alla nascita di Gesù. Si raccomanda in modo particolare che sotto la croce posta di fronte si reciti il secondo mistero gaudioso per la pace perché qui Marija Pavlovic il terzo giorno delle apparizioni, ovvero il 26 giugno 1981, vide la Madonna con la croce che piangeva e ripeteva: Pace! Pace! Pace! Solo pace! Pace tra Dio e uomini e pace in mezzo agli uomini. Molti pellegrini si recano sulla collina delle apparizioni anche di notte e vivono esperienze di preghiera davvero meravigliose. In questo modo si ripete quello che Gesù spesso faceva recandosi anche di notte a pregare sui monti.

2. LA CROCE AZZURRA

Con il passare del tempo è nato anche un altro angolo di preghiera silenzioso in cui molte persone singolarmente, ed un po' meno gruppi, trascorrono il proprio tempo in preghiera. Il suo nome è casuale perché qualcuno ha posto una croce azzurra lì dove la Vergine è apparsa quando non era possibile recarsi sulla collina delle apparizioni a causa della polizia. Qui ci sono spesso stati i gruppi di preghiera di Ivan, quando l'incontro era solo per i gruppi, e la Vergine è apparsa ad Ivan durante questo incontro. Anche per questo luogo vale quello che si è detto per gli altri luoghi d preghiera: pregare, rimanere in silenzio e rilassarsi in un'atmosfera di preghiera. In questo luogo viene spesso a pregare anche Mirjana il secondo giorno del mese quando ella ha i suoi incontri di preghiera con la Vergine e prega per coloro che non credono. Tutto ciò stimola il pellegrino ad andare in questo luogo per pregare. Questo luogo di preghiera ha anche una sua caratteristica pratica: tutti coloro che, a causa del proprio stato fisico, non possono salire a Podbrdo o Krizevac, spesso sono in condizione di recarsi alla croce azzurra e di vivere l'esperienza di preghiera del monte.

3. IL KRIZEVAC

Dopo l'incontro sulla collina delle apparizioni, dove per la prima volta si è udito l'invito risuonato poi nei cuori dei veggenti e quindi in quello di milioni di pellegrini, il pellegrinaggio in senso biblico continua. Il pellegrino che giunge qui oppresso dalle proprie debolezze e dai propri peccati e ferito dalle debolezze e dai peccati altrui, deve continuare un cammino che al tempo stesso è anche quello di Gesù, intrapreso dopo Betlemme. Gesù ha percorso questa strada attraversando un altro monte ed un'altra ascesa con la croce sulla cima del Calvario. Il pellegrino, seguendo Gesù pellegrino, esce e sale sul Krizevac. Qui l'uomo ha la possibilità di incontrare Gesù sofferente, che soffre e muore superando il proprio esame per il regno della pace proprio sulla croce, mentre accoglie con amore la sofferenza e, sulla croce, prega e perdona. Qui c'è anche Maria sofferente che rimane fedele a suo Figlio, che ama come Egli ama, prega come Egli prega e perdona così come fa Lui. Nella luce del Cristo che percorre l'ultima parte del suo cammino di pellegrino, il pellegrino conosce da un lato l'amore incommensurabile che soffre per lui e dall'altro la malvagità umana in cui riconosce se stesso, il proprio comportamento ed il comportamento degli altri. Questa ammissione non lascia l'amaro nel cuore poiché neppure Gesù è morto nell'amarezza, bensì ispira un desiderio di perdono, una ricerca del perdono e della riconciliazione. Con l'ascesa sul Krizevac il pellegrino viene a contatto con la morte e la vita, con la transitorietà e l'eternità, con l'amore e con l'odio, con la preghiera e la maledizione, la riconciliazione e la vendetta, la violenza e la misericordia, la povertà e la cupidigia, potenza e debolezza, verità e menzogna, sepolcro e resurrezione, la bontà degli uomini e la loro malvagità, la caduta ed il rialzarsi. Grazie a questo incontro sul Krizevac, il cuore del pellegrino si apre a Dio ed egli è pronto a pentirsi per il proprio peccato, a perdonare ed a chiedere perdono. In questo luogo l'uomo conosce il proprio cammino terrestre con Dio e con gli altri uomini. Senza un tale incontro egli non potrebbe venire a contatto con la propria sofferenza, né aprirsi a Dio, proprio a causa della sofferenza. Lungo questo cammini l'anima si prepara al nuovo incontro nel tempio.

Bisogna quindi lasciarsi tempo a sufficienza da dedicare alla preghiera sul Krizevac. Qui si recita la via crucis, che sul Krizevac è rappresentata da 16 stazioni. La prima è quella dell'orto di Getsemani e l'ultima quella della resurrezione. Dinanzi ad ogni stazione è necessario rimanere a pregare ed a riflettere su Gesù e gli uomini ed in questo contesto osservare il proprio comportamento e quello delle persone che ci circondano. Se si va in questo modo sul Krizevac, allora all'uomo accadrà quello che deve effettivamente accadere: conoscere l'amore di Dio che riscatta ed ammettere il proprio peccato, la propria debolezza ed il bisogno di essere riscattati. E' indispensabile pregare per la fede perché tutto si rivolga al bene per coloro che Dio ama. Non si va sul Krizevac per abbandonarvi le proprie croci, ma per imparare a portarle e per aiutare anche gli altri a sopportare le proprie. Quando ci si reca sul Krizevac è particolarmente importante rimanere in preghiera dinanzi alla croce, stare consapevolmente insieme a Maria, la quale è rimasta sotto alla croce ed ha invitato anche noi a venire qui per pregare. Dinanzi alla croce, in una profonda meditazione, si mostrano le ferite personali di Gesù, quelle di coloro a cui noi abbiamo inferto delle ferite e la sofferenza della famiglia, della Chiesa e del mondo. E' proprio qui che bisogna pregare per la guarigione e la salute dello spirito.

"Cari figli!

Oggi vi invito in modo particolare a prendere tra le mani la Croce e a contemplare le piaghe di Gesù. Chiedete a Gesù di guarire le ferite che voi, cari figli, avete ricevuto nel corso della vita a causa dei vostri peccati o di quelli dei vostri genitori. Solo così capirete, cari figli, che al mondo è necessaria la guarigione della fede in Dio Creatore. Per mezzo della passione e della morte di Gesù in Croce comprenderete che solo con la preghiera potrete diventare anche voi veri apostoli della fede, vivendo, nella semplicità e nella preghiera, la fede che è un dono.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata!"

(25 marzo 1997.)

Questo è un momento di totale raccoglimento e serietà spirituale; è quindi molto lontano da quello spirito talvolta tipico del pellegrinaggio per cui, sul Krizevac, sotto la croce, si parla, si mangia e si beve, cosa che spesso singoli e gruppi d pellegrini fanno al termine dalla propria visita al Krizevac. Qualsiasi forma di vendita o acquisto o l'abbandono di rifiuti sono assolutamente in contraddizione con lo spirito del pellegrinaggio. Anche la dipartita dalla croce dovrebbe avvenire nel più totale raccoglimento, così come Maria fece al ritorno dal Calvario, dopo aver vissuto tutta l'esperienza e dopo aver sepolto suo Figlio. Quando si riscende si potrebbe anche recitare il Rosario ed i misteri dolorosi della Beata Vergine Maria.

Al ritorno dal Krizevac l'anima del pellegrino è pronta a nuovi incontri. In chiesa il pellegrino incontra il Signore risorto che dona ai suoi discepoli il potere di rimettere i peccati e di celebrare l'eucarestia, cibo del credente.

4. LA CONFESSIONE

Non è un caso che Medjugorje sia diventata per molti pellegrini il luogo della confessione di conversione. E' quindi importante aiutare i pellegrini a compiere un profondo esame di coscienza in preparazione alla confessione. Saranno in questo modo pronti al pentimento, al perdono, alla ricerca del perdono, ad una piena purificazione dell'anima e del cuore ed alla riconciliazione con Dio e con gli uomini. Oltre alla preparazione è fondamentale che i sacerdoti siano a disposizione e che abbiano tempo per ogni singola confessione. Oltre all'ascolto della confessione il sacerdote, nello spirito mariano, deve non solo incitare i credenti a proteggersi dal peccato, ma anche a crescere nel bene; egli deve non solo mettere in guardia dal peccato, perché la vita del cristiano non è rappresentata solo dalla lotta al peccato, ma anche incitare ad una lotta instancabile per il bene. In altre parole, come emerge dai suoi messaggi, Maria non invita solo ad astenersi da guerre e conflitti, dall'odio e da altri mali, ma anche a partecipare attivamente alla realizzazione della pace, dell'amore e della giustizia. Coloro che non vi partecipano attivamente, pur non commettendo peccato per qualche conflitto, lo commettono perché non sono stati sufficientemente attivi nel bene. Maria invita alla confessione fornendo chiare motivazioni:

"Cari figli!

Vi invito ad aprire la porta del vostro cuore a Gesù, come il fiore si apre al sole. Gesù desidera riempire i vostri cuori di pace e di gioia. Non potrete, figlioli, realizzare la pace se non siete in pace con Gesù; per questo vi invito alla confessione, affinché Gesù sia la vostra verità e la vostra pace. Perciò, figlioli, pregate per avere la forza di realizzare ciò che vi dico. Io sono con voi e vi amo.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata!"

(25 gennaio 1995)

5. IL PROGRAMMA DI PREGHIERA SERALE

La prima parte del programma di preghiera serale consiste nel recitare il Rosario. Si tratta di un momento di preparazione alla Santa Messa. La Madonna stessa ci ha chiesto di prepararci alla celebrazione della Messa. Questo è anche un momento in cui i fedeli si confessano, in un'atmosfera di preghiera. Il momento della preparazione con la preghiera è anche quello delle apparizioni. I fedeli si radunano perché la Madonna viene, prega e benedice tutti e con la sua presenza prepara anche i fedeli alla celebrazione eucaristica.

La Santa Messa si celebra in modo da consentire a tutti i fedeli dei vari gruppi linguistici di parteciparvi il più attivamente possibile. Si leggono i vangeli nelle rispettive lingue dei pellegrini e per quanto possibile anche le preghiere dei fedeli. Anche i canti durante la celebrazione eucaristica sono organizzati in modo da consentire ai fedeli di parteciparvi. Dopo la Santa Messa si recita il credo e sette Padre Nostro e la preghiera per la guarigione. La Vergine ha chiesto di non andar via subito dopo la Messa, ma di rimanere con Gesù. Questo è il momento migliore per recitare la preghiera per la guarigione poiché prima dell'Eucarestia abbiamo detto a Gesù: dì soltanto una parola ed io sarò salvato. Durante questa preghiera avvengono molte guarigioni interiori ed abbiamo assistito anche a guarigioni fisiche. Al termine si recitano i misteri gloriosi. Il significato di questi misteri al termine del programma di preghiera ed a fine giornata è quello di preparare l'anima ed il cuore a quello che attende l'uomo dopo la morte, di commemorare la celebrazione del Signore Risorto, partecipare ad essa e rivolgere il proprio sguardo spirituale a Maria, gloriosamente assunta in cielo e proclamata Regina. In questo modo il cuore e l'anima si aprono alla vita ed alla speranza di Dio, che dona forza e coraggio per continuare il nostro cammino terreno fino alla vittoria finale.

Questo programma rispecchia la volontà della Madonna. Per questo motivo bisogna raccomandare ai pellegrini di partecipare a tutto il programma di preghiera. Non è importante riuscire a capire tutte le parole, poiché non è possibile comprendere i misteri, ma solo accettarli col cuore e tutti coloro che rimangono per l'intero programma sanno quanto sia importante per i pellegrini. Accade che alcuni pellegrini non siano presenti alla Messa col pretesto che non capiscono o che hanno organizzato qualche altra cosa, qualche incontro oppure vi sono quelli che rimangono durante il programma ma al momento della Messa si aggirano attorno alla chiesa in attesa della preghiera della guarigione. Questa è una cosa da evitare: bisogna rimanere per tutto il programma ed in questo modo recepire nel profondo del cuore quello che la Vergine desidera.

6. LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

Molte persone in pellegrinaggio a Medjugorje hanno sperimentato proprio qui per la prima volta cosa sia l'adorazione eucaristica ' l'incontro con Gesù che nel pane divino è rimasto con il suo popolo. In tutti questi incontri a Podbrdo, Krizevac ed in chiesa, il pellegrino ha incontrato se stesso in varie dimensioni ed ha parlato di un nuovo inizio della sua vita con Dio, obiettivo ultimo di ogni pellegrinaggio.

Nella tradizione ecclesiastica esiste un altro modo per incontrare Gesù, quello dell'adorazione eucaristica. La Vergine ci chiede di adorare Gesù, suo Figlio:

"Anche questa sera, cari figli, vi sono particolarmente riconoscente per essere venuti qui. Adorate senza interruzione il Santissimo Sacramento dell'Altare. Io sono sempre presente quando i fedeli sono in adorazione. In quel momento si ottengono grazie particolari."

(15 marzo 1984.)

Ella ha chiesto alla comunità parrocchiale di effettuare l'adorazione il giovedì dopo la Messa. Il giovedì è sempre un giorno speciale per l'eucarestia ed i sacerdoti. Parla anche della sua presenza in quei momenti. Chiede anche che ci amiamo in Gesù nell'eucarestia. Solo chi è amato ha tempo.

"Cari figli!

Oggi vi invito ad innamorarvi del SS. Sacramento dell'Altare. Adoratelo, figlioli, nelle vostre parrocchie e così sarete uniti con tutto il mondo. Gesù vi diventerà amico e non parlerete di Lui come di qualcuno che a malapena conoscete. Essere uniti a Lui sarà per voi gioia e diventerete testimoni dell'amore che Gesù ha per ogni creatura. Figlioli, quando adorate Gesù, siete vicini anche a me.

Grazie per aver risposto alla mia chiamata! "

(Messaggio del 25 settembre 1995.)

Col passare del tempo l'adorazione è stata spostata al mercoledì sera, al sabato ed alla vigilia delle grandi solennità. Nella cappella dell'adorazione molti credenti trovano un momento di silenzio e realizzano l'incontro con Gesù nell'eucarestia. Molti fedeli hanno vissuto per la prima volta l'esperienza dell'adorazione eucaristica proprio a Medjugorje ed hanno poi riferito di questa esperienza ai propri gruppi di preghiera e, col passare del tempo, anche alle comunità parrocchiali. Vi sono pellegrini che nelle proprie comunità parrocchiali hanno organizzato adorazioni continue. L'adorazione è di per sé un incontro con Gesù nel pane eucaristico. Quando il fedele è in adorazione è bene che dica meno parole possibili e che rimanga in silenzio dinanzi a Gesù. Spesso si parla dell'esperienza di S. Giovanni, parroco di Ars: io guardo Lui e Lui guarda me. Stare in silenzio dinanzi a Gesù significa entrare nel mistero della sua presenza eucaristica, significa arrestare la propria corsa, sia interiore, sia esteriore, e vivere l'esperienza dell'eternità. Quando l'adorazione avviene all'interno di gruppi, è necessario fare brevi meditazioni che aiutano ad arrivare alla presenza di Gesù, canti e molto silenzio. Non deve essere piena zeppa di riflessioni, come se si trattasse di un'omelia. Non bisognerebbe recitare il Rosario né le litanie, ma mantenersi su forme di preghiera e canti il più semplici possibile, affinché l'anima abbia il tempo di entrare nel silenzio.

Nell'organizzare giornate di pellegrinaggio a Medjugorje bisogna fare attenzione affinché i pellegrini non siano troppo presi dalla corsa alle lezioni, visite, ecc., ma bisogna aiutarli a trovare il tempo anche per questo incontro con Gesù.

7. ADORAZIONE DELLA CROCE

Oltre all'incontro con Gesù sul Krizevac in cui il pellegrino incontra Gesù che soffre e segue la sua via crucis, in chiesa il venerdì dopo la Santa Messa si svolge l'adorazione della croce ed al termine la preghiera per la guarigione. Anche questo è un momento opportuno nel quale il pellegrino incontra la croce del nostro Signore Gesù Cristo per mezzo della quale abbiamo avuto la salvezza e che rimane un segno dell'amore di Gesù. La preghiera dinanzi alla croce è organizzata in modo simile all'adorazione di Gesù nel Santissimo Sacramento dell'Altare. Nel suo messaggio la Vergine dice:

"Cari figli!

In questi giorni voglio invitarvi a porre al centro di tutto la Croce. Pregate in particolare davanti alla Croce, da cui derivano grandi grazie. In questi giorni fate nelle vostre case una consacrazione speciale alla Croce. Promettete di non offendere Gesù e la Croce e di non arrecargli ingiurie."

(12 settembre 1985)

Anche questa è una parte importante del programma di pellegrinaggio poiché al fedele non accade mai di incontrare Gesù sofferente. Chi non è con Gesù nella sofferenza, con difficoltà riuscirà a penetrare nel mistero dell'amore che soffre e che vince grazie alla resurrezione.

Se osserviamo il programma serale del giovedì, venerdì e sabato, con l'adorazione serale, ci rendiamo conto che si tratta di un vero e proprio triduo: il giovedì santo, il venerdì santo ed il sabato santo con la liturgia della veglia pasquale e l'attesa del mattino della resurrezione. Per questo motivo il mattino della domenica può essere una gioiosa vittoria sul male e sul peccato, sulla morte e le tenebre, poiché si passa insieme a Gesù attraverso il giovedì santo, fondamento dell'eucarestia, il venerdì santo, con la sua morte, ed il sabato santo, con i preparativi per la resurrezione.

In questo modo è possibile scoprire la pienezza della scuola della Vergine. Ella vuole guidarci ed aiutarci ad incontrare Gesù, nostra vita e nostra Resurrezione.

8. LE PERSONE - I TESTIMONI DELLA PRESENZA DELLA VERGINE

Il pellegrino a Medjugorje ha la possibilità, oltre al trovarsi nei luoghi in cui Dio per mezzo di Maria, che qui appare, si è accostato all'uomo, di incontrare anche le persone attraverso le quali Egli, tramite Maria, ha parlato. Sono importanti testimoni ed un aiuto lungo il cammino dell'incontro con Dio. Si tratta dei veggenti. Per questo motivo la loro testimonianza è di estrema importanza. Il loro compito fondamentale è quello di riferire semplicemente i messaggi della Madonna e raccontare la propria esperienza di incontro con Maria. Sia i veggenti, sia i pellegrini devono prestare attenzione a non superare il limite del messaggio e dell'esperienza personale. Sarebbe infatti pericoloso se i veggenti si trasformassero in specialisti per qualsiasi questione, fornendo delle risposte, poiché potrebbe facilmente accadere che gli incontri con loro si trasformassero in incontri con persone onniscienti, con dei profeti, ai quali la gente chiederebbe risposte, senza ascoltare i messaggi. Questo sarebbe un danno per i pellegrini, i quali non riuscirebbero sempre a distinguere i messaggi della Vergine dallo loro opinione personale. Durante tali incontri è sicuramente presente anche la curiosità. La curiosità è di per sè qualcosa di positivo poiché rappresenta una motivazione affinché il pellegrino decida più facilmente di "uscire dalla propria quotidianità". Tale curiosità va trasformata in un uno stimolo per ulteriori incontri con Dio che in questo modo parla al suo popolo ( e del resto come potrebbe non esserci la curiosità dell'incontro con persone che sostengono di avere incontri quotidiani con la Madonna!). La curiosità prepara l'uomo a sentire e ad ascoltare e facilita la comprensione di quello che Dio dice. E' quindi importante proseguire il cammino attraverso la Collina fino all'incontro in chiesa, nell'esperienza della realtà sacramentale. Ritengo che per il pellegrino a Medjugorje sia sufficiente incontrare uno dei veggenti. Bisogna evitare di rincorrere continuamente i veggenti e di sopravvalutarne il ruolo. Esiste il pericolo che attorno al veggente si crei una "cerchia di amici" che potrebbero iniziare ad avvantaggiarsi della loro vicinanza e dare al pellegrino una particolare immagine di possibili affari e profitti, ad esempio se il pellegrino è a casa del veggente deve pagare di più o si sente particolarmente privilegiato. Tali pericoli ed altri simili vanno evitati per il bene dei veggenti, dei pellegrini ed in fondo per il bene dei messaggi che essi comunicano.

9. SEGNI E MIRACOLI

Il fatto è che molti pellegrini venuti a Medjugorje testimoniano di aver visto segni particolari in cielo oppure sulla croce o di aver avvertito in modo particolarmente intenso la presenza di Maria ed i suoi inviti. Sebbene sia difficile dire cosa accada realmente, bisogna comunque sottolineare che anche questo è un fatto importante nel cammino di pellegrinaggio. Comunque, anche in questo caso, vale la regola per cui il criterio ultimo è quello che il pellegrino fa dopo aver vissuto esperienze eccezionali di Dio. A questo si possono anche aggiungere le guarigioni fisiche, spirituali e dell'anima. Coloro che le hanno sperimentate con la loro testimonianza destano, oltre alla fede, anche curiosità, e motivano la gente ad abbandonare la vita e le attività di tutti i giorni ed a rivolgersi ad un luogo ed a persone che, grazie all'eccezionale impresa di Dio, sono divenuti meta di una moltitudine di pellegrini.

10. PANE E ACQUA

Un segno particolare del pellegrinaggio è il messaggio della Vergine affinché si digiuni a pane ed acqua. Il pane è l'alimento fondamentale dell'uomo e quindi anche simbolo di vita. Anche l'acqua è insostituibile nella vita dell'uomo. Si tratta soprattutto di un simbolo di purificazione spirituale. Già in queste due realtà ed in questi due simboli è contenuto un messaggio: tornate alla vita e vivete, abbandonate la vostra sporcizia e diventate puri.

Per dirla con parole semplici, siamo chiamati a vivere due giorni a pane ed acqua. E' questo il digiuno ideale. Certamente chi prende alla lettera tutto questo sicuramente farà del bene alla propria anima ed al proprio corpo, ma bisogna anche tener conto della vita quotidiana, dei problemi e delle difficoltà. Del resto un tale invito è comunque un invito al quale rispondere in piena libertà e responsabilità. Il pane e l'acqua erano il viatico del pellegrino del tempo passato. Egli non doveva portare nient'altro con sè lungo il suo cammino di più giorni o più settimane. Vivendo e camminando con pane ed acqua, l'uomo si è purificato e si è preparato all'incontro con Dio, ha abbandonato la propria quotidianità ed ha incontrato un luogo in cui Dio si è manifestato e persone alle quali Egli è apparso.

11. LA COMUNITA' "CENACOLO"

Un incontro molto importante per i pellegrini è quello con i giovani che si trovano nella comunità di suor Elvira. Essi offrono la propria testimonianza concreta sulla dipendenza dalla droga e sulla via d'uscita dalla morte nella vita, dalla totale schiavitù, criminalità ed ateismo nella libertà e nella pace che Dio dona quando l'uomo si apre a Lui. Qui molti pellegrini, in particolar modo genitori, prendono coscienza del proprio ruolo e riconoscono le proprie carenze nell'educazione dei propri figli, ma anche la speranza che tutto può volgersi al bene. Anche per i giovani questo è un incontro importante, poiché nelle sincere confessioni dei tossicodipendenti essi riconoscono e comprendono tutti i pericoli dei mali moderni: droga e alcol. Ognuno di loro e tutti insieme sono una prova particolare di quello che accade nell'uomo quando incontra Dio e decide per Lui. Spesso accade che dopo l'incontro con la comunità i pellegrini chiedano di confessarsi o di parlare con un sacerdote, perchè si sono resi conto delle proprie omissioni oppure perchè hanno bisogno di consiglio. Questa stazione nella via crucis del pellegrino attraverso Medjugorje è di aiuto per molti: essi tornano a casa consapevoli delle proprie responsabilità, ma anche dei pericoli che possono intralciare l'uomo nel suo cammino verso la pace, poiché ogni forma di dipendenza si riconosce proprio dal fatto che l'uomo è dipendente, prigioniero e rinchiuso nell'orizzonte del proprio mondo. Qui si manifesta la profonda aspirazione a proseguire lungo un cammino di libertà e la decisione di lottare contro la schiavitù.

VII. LA SITUAZIONE DELL'UOMO E DEL MONDO - IL DESIDERIO DI UNA VIA D'USCITA

Tutto questo accade e da forma al luogo di pellegrinaggio ed alla modalità del pellegrinaggio con tutte le dimensioni che l'uomo porta in sè. Quando prendiamo coscienza che tutto questo accade alla fine del ventesimo secolo, le cose diventano ancor più interessanti e comprensibili. L'uomo, alla ricerca di Dio, oggi è invaso da una serie di offerte che nella sua vita quotidiana lo minacciano di perdere il senso della vita e di cadere in una cupa disperazione ed infine di soffocarlo nella morte. Quanto più si allontana da Dio, tanto più l'uomo cerca e diventa più sensibile a tutte le offerte che gli promettono sicurezza e pace. Sempre più l'uomo si allontana dalla propria quotidianità, se non alla ricerca di Dio, come colui che esce dalla vita di tutti i giorni per godere di sostanze stupefacenti che lo estraniano da se stesso, da tutti i valori umani e cristiani e che lo rendono prigioniero. La droga e l'alcol, il pansessualismo e l'edonismo, la corsa al potere ed al denaro altro non sono se non un "pellegrinaggio" dalla realtà nell'irrealtà, dalla speranza nella disperazione, da una concreta collaborazione con Dio ad un deludente comportamento verso se stessi e gli altri. L'aumento dei suicidi, l'uccisione legalizzata di vite non ancora venute alla luce fino al nono mese ed addirittura fino a prima della nascita, altro non sono che un tentativo dell'uomo di crearsi dei nuovi spazi nei quali dominerà il grigiore della sua prigionia entro l'orizzonte di questo mondo. La violenza che emerge nelle guerre, negli omicidi quotidiani è altresì la prova che per l'uomo è divenuto troppo angusto e che egli cerca il proprio spazio vitale, ma sempre senza Dio.

Accanto a questi catastrofici tentativi di rivolgere l'uomo verso qualcosa e di tirarlo fuori da qualcosa, emergono e vengono accettate, alla fine di questo secolo e di questo millennio, le teorie della "nuova epoca" (New Age!), che promettono all'uomo salvezza e pace, ma senza la conversione a Dio. Molti movimenti meditativi che attraggono la gente ed i giovani in particolare, promettono pace e salvezza grazie all'ingresso in se stessi ed all'individuazione ed attivazione della propria forza ed energia. Se gli uni promettono una nuova epoca, che verrà, gli altri prevedono avvenimenti catastrofici ed apocalittici, nei quali molte genti e molti popoli saranno cancellati dalla faccia della terra e rimarranno solo alcuni, gli eletti o altri casuali fortunati.

VIII. IN PELLEGRINAGGIO VERSO IL TERZO MILLENNIO

Papa Giovanni Paolo II invita incessantemente tutti i cristiani e tutti gli uomini a prepararsi ad entrare nel terzo millennio, ma insieme a Gesù ed a Maria. Nell'enciclica "Madre del Redentore" (1987), si parla di Maria in pellegrinaggio con la Chiesa che vive il suo secondo avvento sia come Madre, sia come Maestra e pellegrina e che prepara la Chiesa alla nascita di suo Figlio nel 2000, poiché Ella può prepararci all'incontro con Gesù che conosce meglio di qualsiasi altro santo, essendo stata la sua Madre e Maestra.

Se c'è un luogo in cui questa parola del Papa può essere applicata e creare una disposizione mariana nel pellegrino, questo luogo è proprio Medjugorje. Ella vi si "reca in pellegrinaggio" ogni giorno e vi appare da quasi 18 anni, insegnando al popolo di Dio a pregare e digiunare, a recarsi in pellegrinaggio, a trovare Dio ed a tornare a Lui con tutto il cuore. Nel messaggio del 25 agosto 1998 (dopo 17 anni e due mesi di presenza a Medjugorje), Maria dice:

"Cari figli! Oggi vi invito ad avvicinarvi ancora di più a me attraverso la preghiera. Figlioli, io sono vostra Madre, vi amo e desidero che ognuno di voi si salvi e sia con me in paradiso. Perciò, figlioli, pregate, pregate, pregate, finchè la vostra vita non diventa preghiera. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!"

Medjugorje è quindi un luogo di pellegrinaggio nel vero senso della parola sia per quanto riguarda le manifestazioni di Dio, sia per quanto riguarda le necessità degli uomini, sia per la possibilità di incontrare Dio, sia come risposta a tutti gli inviti che il Papa ha rivolto da quando ha iniziato a preparare il mondo per l'ingresso nel terzo millennio.

IX. MONITI ED AVVERTIMENTI

E' bene mettere in guardia anche da tutti i pericoli che si trovano in ogni luogo dove si raccolgono persone e quindi Medjugorje non fa eccezione. Da un lato bisogna stare attenti affinché i messaggi siano puri e la loro concreta applicazione liturgica sia chiara (preghiera, Messa, adorazione, confessione, salite al monte), ma d'altro canto i protagonisti devono rimanere strumenti umili ed aperti attraverso i quali Dio opera. Bisogna comunque evitare il pericolo di soffocare i messaggi tramite il materialismo, lo spirito turistico, la corsa al denaro ed alla commercializzazione. Bisogna mettere in guardia coloro che seguono i pellegrini affinché questo non diventi per loro un "business" e coloro che li ricevono affinché non dimentichino i motivi della loro venuta a Medjugorje. E' chiaro a tutti che dove c'è la corsa al denaro, dove c'è lo spirito di competizione del chi più guadagna più riceve, il vero spirito del pellegrinaggio è in pericolo. Bisogna in modo particolare prestare attenzione a non abusare della curiosità umana e a canalizzarla e guidarla in modo corretto. Senza esagerare si può dire che spiritualmente Medjugorje è ancora riconoscibile e che non è soffocata da tutti i pericola precedentemente elencati.

X. QUANDO IL PELLEGRINO TORNA A CASA

Al loro ritorno a casa i pellegrini devono prestare attenzione a continuare nello stesso spirito ed a tutelarsi da fanatismi ed elitarismi, ovvero a non creare gruppi separati dalla comunità parrocchiale. Bisogna optare per una preghiera personale e familiare e partecipare ai gruppi di preghiera e, laddove possibile, creare condizioni simili per la preghiera. Medjugorje non è stata donata perchè si sa meglio qualcosa, ma per vivere meglio lo spirito evangelico di Gesù Cristo, che è l'unico Salvatore.

Accanto alle possibili eccezioni, anche qui possiamo dire senza esagerare che dappertutto si cerca di rimanere nello spirito dei messaggi di Maria e di continuare a vivere il Vangelo. Anche qui Medjugorje ha realizzato un qualcosa di eccezionale importanza. I sacerdoti di Medjugorje, ed in parte i veggenti, partecipano ad incontri in tutto il mondo, ai quali partecipano migliaia di fedeli, che aiutano a rimanere sulla retta via. Questa è una cosa che nessun altro santuario ha. Anche questo incontro non ha altra funzione se non quella di comprendere il nostro ruolo in questa magistrale impresa divina e eseguirla degnamente. Nella speranza che Dio, per mezzo di Maria, prosegua in quello che ha iniziato in mezzo a noi, diciamo insieme a Maria: Sia fatta la Tua volontà. Sono pronto a fare tutto quello che mi dici ed aiutami a comprendere quello che mi chiedi.

1. CONSIGLIO PAPALE PER LA CURA SPIRITUALE DEI VIANDANTI Il Pellegrinaggio nel grande giubileo del 2000, n. 23, Documenti 113, KS, Zagabria

2. Idem n. 2

3. Idem n. 2

4.

5. CONSIGLIO PAPALE PER LA CURA SPIRITUALE DEI VIANDANTI, Pellegrinaggio, 57.

6. Cfr. A. REBI_, Il fenomeno del pellegrinaggio nella Bibbia e nell?Islam, nella Bogoslovska smotra 54(1984) pag. 516; T. G. PINCHES, Pilgrimage, in James Hastings, Encyclopaedia of Religions and Ethics, sv. X, 12a Edinbourg, 1918; Pellegrinaggio, in Enciclopedia cattolica. Cfr. voce anche in altre enciclopedie o lessici religiosi.

7. A. REBI_, cfr. art. cit, pag. 517; F. HEILER, La priere, Paris, 1931, pag. 150; J. P. STEFFES, Wallfahrt und Volkstum in Geschichte und Leben, editore G. Schreiber, Düsseldorf, 1934, pag. 184-216.

8. Cfr. Pellegrinaggio, n. 6.

9. Cfr. Pellegrinaggio, n. 8.

10. PAPA GIOVANNI PAOLO II, enciclica Redemptor hominis, n. 18. Traduzione in croato a cura di Krš_anska sadašnjost, Zagabria, nella serie Dokumenti.

11. Cfr. Pellegrinaggio, n. 9

12. Cfr. Pellegrinaggio, n. 10

13. Cfr. Pellegrinaggio, n. 11

14. Cfr. Ef 2,19; 1 Pt 2,11; Ebr 13,13-14; Ap. 21,4. Pellegrinaggio, n. 11.

15. CONCILIO VATICANO II, costituzione dogmatica Lumen gentium, n. 9, cfr. nota n. 2

16. Pellegrinaggio, n. 12. GIOVANNI PAOLO II, lettera apostolica Tertio Millenio Adveniente, br. 25.

17. Pellegrinaggio, n. 13.

18. Nel IV e V secolo sorgono anche grandi pellegrinaggi organizzati, sia nei luoghi santi in Palestina, sia sulle tombe dei martiri. Di quell'epoca ci rimangono descrizioni come Il pellegrinaggio nei luoghi santi (del IV secolo) oppure Resoconto del pellegrinaggio di un anonimo di Bordeaux (del Iv secolo) e molte altre memorie sulla Terra Santa.

19. GREGORIO DI NIS Lettera 2,18; Sources Chretiennes 362,122; MIGNE, Patrologia Graeca 46,1013.

20. AGOSTINO, De vera religione, 39,72 in CCL 32,234; MIGNE, Patrologia Latina, 34,154

21. GEROLAMO, Lettera 58, 2-3; CSEL 54,529-532; PL 22,580-581. Pellegrinaggio, n. 13.

22. Cfr.Pellegrinaggio, n. 14. GIOVANNI PAOLO II, discorso in occasione della Visita a Vienna,10 settembre 1983, in AAS 76(1984) pag. 140.

23. Pellegrinaggio, n. 14. A. REBIC, Il pellegrinaggio oggi, in Cana 29 (1998) n. 11/316, ottobre 1998, pag. 30.

24. Pellegrinaggio, n. 14

25. Pellegrinaggio, n. 16

26. Pellegrinaggio, n. 17

27. Messaggio al mondo del Concilio Vaticano II, 8 dicembre 1965, in AAS 58(1966) pag. 11; Pellegrinaggio, n. 19.

28. CONCILIO VATICANO II, costituzione dogmatica Sacrosanctum Concilium, n. 2.

29. Cfr. costituzione dogmatica Lumen gentium, n. 7-9; Ad Gentes, n. 5. Pellegrinaggio, br. 20.

30. Cfr. costituzione dogmatica Lumen gentium, n.8

31. CONCILIO VATICANO II, Ad Gentes, n. 2; Lumen gentium, n. 17.

32. Pellegrinaggio, n. 21

33. Pellegrinaggio, n. 23

34. Pellegrinaggio, n. 30; S. AGOSTINO, Confessioni 1,1: in CCL 27,1; PL 32,661; XIII, 38,53: CCL 27,772

35. Pellegrinaggi, n. 24

36. Pellegrinaggi, n. 25

37. Pellegrinaggi, n. 30

38. Pellegrinaggi, n. 26-28

39. Pellegrinaggi, n. 31

40. Pellegrinaggio, n. 32; CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Linee guida e proposte per la celebrazione dell'anno mariano (1987), in Notitiae 23(1987) 342-396.

41. Pellegrinaggio, n. 34-35.

42. GIOVANNI PAOLO II, Lettera per il settimo anniversario del santuario della casa di Nazaret a Loreto, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II., XVI, 2(1993) 533; Pellegrinaggio, n. 33. 36; GIOVANNI PAOLO II, Omelia nell basilica di Aparecida, Brasile, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II., III, 2(1980)99.

43. Pellegrinaggio, n. 35

44. Pellegrinaggio, n. 38-41

45. Pellegrinaggio, n. 39; GIOVANNI PAOLO II, Redemptor hominis, n. 37.

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