Il documento della Santa Sade sul pellegrinaggio

Prof. Dr. Adalbert Rebić, 1999

Il consiglio papale per la cura spirituale dei viandanti e degli emigranti ha pubblicato il documento sul "Pellegrinaggio nel grande giubileo dell'anno 2000" il 25 aprile 1998. Il titolo stesso di questo documento mette in evidenza il motivo per il quale è stato pubblicato, ovvero l'imminente 2000? anniversario dalla nascita di Cristo: "L'obiettivo fondamentale è l'attuale pellegrinaggio storico nel 2000? anniversario del giubileo della Chiesa per il quale il fedele si sposta sotto la protezione della Santissima Trinità".(1) Per il grande giubileo si stanno preparando numerosi pellegrinaggi, soprattutto in Terra Santa (Gerusalemme e Betlemme) ed a Roma. Il pellegrinaggio nel grande giubileo mira ad un approfondimento della spiritualità e ad un pastorale più fruttuoso.

Il pellegrinaggio ha sempre occupato un ruolo fondamentale nella vita dei cristiani ed in quella di tutti i fedeli. "Nel corso della storia il cristiano si è messo in cammino per celebrare la propria fede nei luoghi in cui sono conservate tracce del Signore o in quei luoghi che rappresentano momenti importanti nella storia della Chiesa. Si è recato in visita ai santuari dedicati alla Madre di Dio oppure in quei santuari che sono un esempio vivente dei santi. Il loro pellegrinaggio è un processo di conversione, il prodigio dell'intimità con Dio, una preghiera riservata per le proprie esigenze materiali. In tutti i suoi molteplici aspetti il pellegrinaggio è sempre stato un dono prodigioso per la Chiesa". (2)

Soprattutto oggi i pellegrinaggi sono una devozione molto gradita ai fedeli. La società contemporanea è caratterizzata da movimenti intensi. Le persone cioè vogliono essere in movimento: durante il viaggio si riposano, si conoscono tra loro, conoscono nuove regioni e nuove persone e quindi si arricchiscono sotto molti aspetti. Oggi i fedeli, grazie ai moderni mezzi di trasporto, si recano lontano dal proprio paese, vanno in Terra Santa, presso i santuari mariani di Lourdes, Fatima, Cestohova ed altri, sia nel proprio paese, sia all'estero. Quindi, dal punto di vista del pellegrinaggio, la cura delle anime deve avere chiari principi teologici che lo giustificheranno e lo consolideranno facendolo diventare una prassi solida e duratura nel contesto della cura dell'anima. Infine l'evangelizzazione, l'approfondimento della fede e la vita spirituale sono uno degli obiettivi principali per cui la Chiesa propone ed incoraggia i pellegrinaggi. (3)

Il documento "Il pellegrinaggio ..." è una riflessione teologica sul significato del pellegrinaggio e fornisce direttive pastorali su come organizzare ed eseguire dei pellegrinaggi. Da questo punto di vista si tratta di un documento provvidenziale per i fedeli, soprattutto per coloro che sono responsabili del pastorale dei fedeli e che in esso troveranno un valido aiuto spirituale per un'esperienza più profonda ed intensa del Grande giubileo. Il documento intende fornire un aiuto "a tutti i pellegrini ed a tutte le persone responsabili del pastorale dei pellegrini affinché, alla luce della Parola di Dio e delle secolari tradizioni della Chiesa, tutti possano essere il più partecipi possibile delle ricchezze spirituali della prassi del pellegrinaggio"(4). Il documento del consiglio papale per il pastorale dei viandanti e degli emigrati intende dare un senso spirituale ai pellegrinaggi organizzati da coloro che curano le anime in occasione del Grande Giubileo del 2000. Esso intende unire profondamente il pellegrinaggio con la realtà del pentimento e della conversione: il pellegrinaggio è per il credente occasione e motivo per edificarsi spiritualmente, per approfondire la propria vita religiosa e per dirigere il proprio cammino esistenziale verso Dio.

Il documento "Il pellegrinaggio..." è formato da sei capitoli, un'introduzione ed una conclusione. Nell'Introduzione (pag. 5-6) vengono messi in risalto le ragioni e l'obiettivo del documento, mentre la Conclusione riassume i contenuti del documento (57-58). Nel 1. capitolo il documento illustra il pellegrinaggio in Israele (pag. 7-12), nel 2. capitolo il pellegrinaggio di Cristo (pag. 13-16), nel 3. capitolo il pellegrinaggio della Chiesa (pag. 17-25), nel 4. capitolo il pellegrinaggio verso il terzo millennio (pag. 26-31), nel 5. capitolo il pellegrinaggio dell'umanità (pag. 32-39) e nell'ultimo capitolo, il 6. il pellegrinaggio del cristiano di oggi (pag. 39-56). Il documento è una sintesi del pellegrinaggio teologico. E' costituito complessivamente da 58 pagine, in formato tascabile, ed è scritto con uno stile molto semplice e facilmente leggibile.

Il pellegrinaggio non è un fenomeno tipico solo del cristianesimo, ma è presente in tutte le religioni. "Il pellegrinaggio simbolizza l'esperienza dell'uomo come viandante (homo viator), il quale nel momento in cui lascia il ventre materno si incammina lungo la strada dello spazio e del tempo nella propria vita".(5) Il pellegrinaggio è il viaggio del credente verso un luogo santo, santificato dalla presenza di qualche divinità oppure dall'opera di qualche religioso o fondatore di religione, con l'intenzione che qui si preghi e si facciano sacrifici. In quanto tale, si tratta di una specifica esigenza di fede e di un fenomeno legato a tutte le religioni, che esiste da quando esiste la religione. In un luogo santo solitamente viene eretto un santuario nel quale ed attorno al quale si radunano i fedeli. Questo luogo santo può essere in un paese meta di pellegrinaggi o al di fuori di esso, molto lontano. Solitamente l'obiettivo del pellegrinaggio è l'ottenimento di qualche bene materiale o spirituale che, secondo l'opinione del credente, è possibile ottenere proprio in questo luogo santo. Per sua natura il pellegrinaggio è solitamente legato al sacrificio ed alla rinuncia. Il bene o la grazia che il pellegrino ottiene nel luogo santo sono una ricompensa per lo sforzo compiuto. I beni che si cercano possono essere di vario genere e vanno dalla guarigione da qualche malattia all'ottenimento della vita eterna.(6)

Il pellegrinaggio è una prassi molto cara nel mondo religioso perché 1. impegna tutte le abilità umane (audio-visive, motorie, emotive), 2. accentua e rinsalda i legami comuni che sono un fattore molto importante per le emozioni religiose, 3. mette in evidenza il valore e rafforza il ricordo religioso legato a questo luogo, 4. stabilisce legami internazionali, sociali, culturali e di civiltà che vanno oltre i confini tra i popoli e le razze. I pellegrini lungo il cammino si fermano, commerciano, acquistano, si scambiano beni materiali e spirituali, conoscono i valori culturali dei popoli presso i quali si sono recati come estranei (dal latino peregrini) ed in mezzo ai quali sono passati. Quindi il pellegrinaggio come tale si manifesta abbastanza tardi nella storia della religione, quando cioè era già stato compiuto un certo progresso nei rapporti sociali (famiglia,clan, tribù, popolo, stato, strade, santuario ed altro).(7)

La storia del popolo eletto nel vecchio testamento è proprio uno straordinario pellegrinaggio lungo il cammino della fede: la fuga dall'Egitto, l'attraversamento del Mar Rosso, il viaggio nel deserto, le prove ed il peccato, l'arrivo nella terra promessa, il cammino nell'esilio babilonese ed il ritorno nel vecchio paese. Gli israeliani tre volte l'anno, per le importanti festività di Pesah, _evuot e Sukkot, si recavano in pellegrinaggio nella città santa a Gerusalemme. Alla prassi del pellegrinaggio ebraico e cristiano si ispirò Maometto ed ordinò ai musulmani: ?Andate in pellegrinaggio e visitate i luoghi santi per amore verso Dio!" (Corano, II,196). Milioni e milioni di musulmani ogni anno si recano in pellegrinaggio alla Mecca ed alla Medina. Il pellegrinaggio è infatti uno dei cinque cardini della religione islamica.

I seguaci dell'induismo si recano in pellegrinaggio al fiume Gange, il fiume santo, la loro "madre" che li purifica dal peccato. I buddisti si recano in pellegrinaggio nei luoghi che Budda aveva santificato con la propria vita. Gli scintoisti si recano in fitti boschi e meditano in silenzio. I cristiani si recano invece nei luoghi santi in cui è apparso Dio oppure in quelli che sono legati alla vita, alla passione, alla morte ed alla resurrezione di Gesù Cristo e dei suoi santi.

Il pellegrinaggio è diverso dal turismo: il turismo è una fuga dalla vita di tutti i giorni verso qualcosa di insolito, di non quotidiano, mentre il pellegrinaggio è un viaggio verso un obiettivo ben preciso, un viaggio altamente simbolico. Il pellegrino si reca al santuario come alla "casa del Signore" ovvero verso la casa simbolica del Signore che, per dirla con un linguaggio mistico, si trova in cielo. Il simbolismo è quindi un elemento specifico che distingue il pellegrinaggio dal turismo. Il simbolo è una cosa che contiene due verità: una a livello reale ed un'altra a livello di significato acquisito. Tre pezzi di stoffa, rossa, bianca ed azzurra, sono un oggetto con un significato ed un fine ben preciso, ma quando diventano una cosa sola, allora diventano una bandiera rossa-bianca e azzurra, simbolo di uno stato, di un popolo. Il pellegrinaggio è un atto simbolico: un viaggio simbolico verso Dio. "O Signore, tu sei il mio Dio: ti cerco ardentemente; di te ha sete l'anima mia, verso di te anela la mia carne, come una terra deserta, arida, senz'acqua. Così mi sono messo a guardarti nel santuario per contemplare la tua potenza e la tua gloria!? (Salmi 63,2-3). Per coloro che credono la vita è un viaggio, un pellegrinaggio. Essi conducono una vita che è solidamente ancorata alla realtà, alla storia, ma al tempo stesso è anche un viaggio, un pellegrinaggio verso la salvezza.

Nella prima parte (n. 4-8) il Documento commenta il pellegrinaggio di Israele a partire dal pellegrinaggio di Abramo e da quello del popolo eletto nel Vecchio Testamento con la fuga dall'Egitto, il viaggio attraverso il deserto ed infine l'arrivo nella terra promessa. La fuga dall'Egitto assume un valore duraturo. E' divenuta un ricordo (ebraico: zikkaron, latino memoriale). E' sempre viva nel popolo, si ripete nel ritorno dalla schiavitù babilonese che Isaia canta come nuovo esodo (cfr. Is. 43,16-21) e che gli israeliani celebrano con la loro Pasha e che nel libro dei saggi si trasforma in realtà escatologica (cfr. Saggi 11-19). L'obiettivo ultimo di questo viaggio religioso è la "terra promessa", una piena comunione con Dio in una nuova creazione (cfr. Saggi 19).(8) Il credente si presenta dinanzi a Dio "come straniero e come pellegrino" (Salmi 39,13;119,19). Gli israeliani si recavano in pellegrinaggio a Gerusalemme, nella santa Sion, cantando inni gioiosi, "i salmi dei pellegrini" (Salmi 120-134). Fecero l'esperienza di Dio come pellegrino che cammina sempre con il suo popolo. Il Dio di Israele non è legato ad un determinato luogo, come invece lo erano gli dei pagani, ma viaggia insieme al suo popolo ed è presente in ogni luogo. I profeti nei loro annunci mettono in risalto anche il "pellegrinaggio messianico?, aperto ad orizzonti escatologici in cui tutti i popoli del paese arriveranno a Sion, il luogo della parola di Dio, della pace e della speranza (cfr. Is 2,2-4; 56,6-8; 66,18-23; Mic 4,1-4; Zac 8,20-23).(9)

Il fine di questo massiccio movimento di persone è il comune "banchetto per tutti i popoli", alla fine della storia (Is 25,6).

Nella seconda parte si commenta il pellegrinaggio di Cristo. Gesù si presenta come "Via verità e vita" (cfr. Gv 14,6), incarnazione, nato dalla Vergine, che segue il cammino del suo popolo e di tutta l'umanità "unendosi in tutti i modi ad ogni uomo"(10) . Gesù non solo indica il cammino da seguire fino a Dio, ma lo segue anche Lui. Nella sua particolarità Egli è cammino verso Dio. Ancora ragazzo egli si reca a Gerusalemme con i genitori, presso il Tempio. La sua opera pubblica prende forma gradualmente come un duraturo pellegrinaggio dalla Galilea, attraverso la Samaria e fino alla Giudea, a Gerusalemme, dove sarà crocifisso. L'evangelista Luca descrive l'opera di Gesù come un "grande viaggio il cui obiettivo non è solo la croce, ma anche la gloria della Resurrezione e dell'Ascensione (cfr. Lc 9,51; 24,51).(11) Luca presenta la morte di Gesù nella trasfigurazione sul monte come esodo (greco exodos). Gesù invita i suoi discepoli a seguirlo: "Chiunque voglia seguirmi, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua..." (Mt 16,24).

I discepoli di Gesù, pieni di Spirito ed animati dallo Spirito Santo nella festa della Pentecoste, si incamminano lungo le strade del mondo, quindi arrivano in paesi abitati da vari popoli, da Gerusalemme a Roma, annunciando ovunque il vangelo di Cristo.(12)

Il fine ultimo di questo pellegrinaggio lungo le strade del mondo non è scritto sulla carta della terra. Esso si trova al di là del nostro orizonte umano, esso è come era per Cristo, che viaggiava insieme agli uomini per condurli alla pienezza della comunione con Dio.(13)

Bisogna ricordare che gli atti degli apostoli definiscono la vita cristiana come un "cammino" per il suo valore (cfr. Atti 2,28; 9,2; 16,17; 18,25-26 e altri). La vita cristiana viene presentata come un pellegrinaggio verso la Gerusalemme celeste (Apocalisse), un pellegrinaggio che un obiettivo trascendente. Il cristiano è cosciente che qui sulla terra è un "viandante", "un forestiero ed uno straniero", la sua "casa è nei cieli".(14)

Nella terza parte del Documento si parla del pellegrinaggio della Chiesa (n. 12-17). Anche la Chiesa, popolo messianico di Dio, è in cammino verso la città eterna.(15) I messaggeri di Cristo percorsero tutte le più importanti strade di Roma, andarono per terra e per mare, incontrarono varie lingue e culture annunciando il Vangelo di Cristo: dall'Asia all'Italia, dall'Africa alla Spagna e la Galilea, dalla Germania alla Gran Bretagna, dai paesi slavi fino all'India ed alla Cina. In tempi più recenti hanno continuato a viaggiare in paesi nuovi e popoli nuovi in America, Africa, Oceania, intessendo così "il cammino di Cristo nei secoli".(16)

Nel IV e V secolo nella Chiesa si manifesta il movimento monastico: migrazioni ascetiche, esodo spirituale. Le persone devote vanno nel deserto e contemplano l'esperienza di Abramo, di stranieri e forestieri, l'immagine di Mosè che conduce il suo popolo fuori dall'Egitto e lo porta verso la terra promessa e l'immagine di Elia che sul Carmelo incontra Dio.(17) In questo periodo Girolamo e le Sue discepole Paola ed Eustachia partono per terra santa. Alloggiano a Betlemme, vicino alla grotta in cui nacque Gesù. Innalzano conventi, laure, eremitaggi e cenobi nel deserto della Giudea e fuori dalla Terra santa in Siria, Cappadocia, Tebaide, Egitto. Girolamo ed altri Santi Padri invitano i cristiani a recarsi in pellegrinaggio nei luoghi santi ma li invitano anche a non esagerare, ad evitare incomprensioni e disaccordi. (18) Gregorio di Nis avverte i pellegrini che "il vero pellegrinaggio è quello che conduce il credente dalla realtà fisica a quella spirituale, dalla vita del corpo a quella nel Signore e non ad andare via dalla Cappadocia per andare in Palestina.(19) Sant'Agostino consiglia: Entra in te stesso: la verità dimora nel cuore dell'uomo!... E supera anche te stesso!(20)

. Anche san Girolamo mette in guardia da un'interpretazione formale del pellegrinaggio.(21)

Quando gli arabi nel 638 conquistarono la Terra santa ed i viaggi dei pellegrini cristiani in Terra Santa divennero più difficili, si aprirono nuove vie ad ovest: Roma (?i cammini ad Petri sedem?), san Giacomo di Compostela, i santuari mariani di Loreto, a Czestochowa, ai grandi conventi medievali, bastioni di spirito e cultura, i luoghi che incarnano il ricordo dei grandi santi (Tours, Canterbury, Padova e altri luoghi)(22). Nel Medio Evo ci trovammo dinanzi ad una grande ondata di pellegrinaggi, in tutto il mondo ed in tutta l'Europa, anche con taluni eccessi. Questi pellegrinaggi nutrivano la spiritualità, rinsaldavano la fede, stimolavano l'amore e ravvivavano la missione della Chiesa. ??Palmieri?, ?raminghi?, ?pellegrini? con il loro particolare abbigliamento creano quasi un ordine indipendente che il mondo ricorda per la natura del pellegrinaggio della comunità cristiana, che anela all'incontro con Dio ed alla comunione con Lui."(23) Anche il movimento delle crociate che si manifesta tra l'XI ed il XIII secolo è una forma particolare di pellegrinaggio. In questo movimento si intrecciano "l'antico ideale religioso del pellegrinaggio nei luoghi santi in Terra Santa e le nuove idee, la creazione di un ordine cavalleresco, con aspirazioni politiche e sociali, con il risveglio di movimenti commerciali e culturali rivolti ad est, dove in Terra Santa era presente l'Islam.(24)

Nel XIII secolo arriva San Francesco che con i suoi fratelli francescani si reca in Terra Santa, a Gerusalemme. Ancora oggi essi continuano ad essere i custodi dei luoghi santi in Palestina ed anche fuori da qui, nel vicino oriente (Siria, Libano, Giordania, Egitto). Verso il 1300 fu fondata l'associazione dei pellegrini di Cristo. Nello stesso anno a Roma per la prima volta fu proclamato il Giubileo, che attirò in città migliaia di pellegrini. I pellegrinaggi a Roma continuano a lungo con una serie di anni santi. Così Roma diventa il centro culturale e religioso dell'Europa occidentale

Nel XV e XVI secoli con la scoperta del Nuovo Mondo domina una visione eurocentrista del mondo, ma il mondo cristiano diviso perde la propria unità, con il suo centro a Roma. Nascono mete alternative dei pellegrinaggi, come ad esempio numerosi santuari mariani.(25) Nel XVIII e XIX secolo continuano i pellegrinaggi nella vita delle comunità cristiane, che sostenevano la fede del popolo di generazione in generazione, aprivano nuove spiritualità, nuovi centri della fede (Guadalupe, Lourdes, Aparecida...). La consapevolezza rinnovata che il popolo di Dio fosse in cammino, nel frattempo, era divenuta un'immagine molto marcata della Chiesa che si preparava al Concilio Vaticano II.(26)

Nella quarta parte si parla dei preparativi per il Grande Giubileo del 2000 (n. 18-23). Il pellegrinaggio in questo evento svolge un ruolo eccezionalmente importante. Lo stesso evento del Concilio Vaticano II simbolicamente era stato un pellegrinaggio grande e corale di tutta la comunità ecclesiastica. Il Concilio si era manifestato come un'Ascensione spirituale. I Padri del Concilio avevano accolto le persone in meditazione come "pellegrini in cammino verso la luce(27). Questo aspetto simbolico della Chiesa del pellegrinaggio era stato illustrato con i pellegrinaggi di due papi, Giovanni XXIII a Loreto all'inizio del Concilio (1962) e Paolo VI in Terra Santa alla fine del Concilio (1964). Seguirono numerosi pellegrinaggi sia di Papa Paolo VI sia di Papa Giovanni Paolo II. I pellegrinaggi di Papa Paolo VI in Terra Santa, con cui il Papa intendeva celebrare il mistero centrale della fede, l'incarnazione e la redenzione, stimolarono una nuova ondata di pellegrinaggi in Terra Santa da tutti i paesi del mondo. L'eccezionale slancio verso il pellegrinaggio come prassi di preghiera, conversione e convinzione che siamo il popolo in viaggio di Dio è da attribuirsi a Papa Giovanni Paolo II ed ai suoi viaggi.

Nelle sue costituzioni il Concilio Vaticano II ha presentato la Chiesa come ?viaggiatrice?(28), sottolineando più volte la natura pellegrina della Chiesa: essa ha il proprio caposaldo nella missione di Cristo, che è stato mandato dal Padre, noi veniamo da Lui, viviamo per Lui e siamo diretti a Lui e lo Spirito guida il nostro cammino che segue i sentieri del cammino di Cristo.(29) Il Concilio definisce la vita cristiana come pellegrinaggio nella fede.(30)

La Chiesa è per sua natura missionaria.(31) Il comandamento del Cristo risorto: "Andate dunque e rendete tutti i popoli miei discepoli!" (Mt 28,19) pone l'accento proprio sul verbo "andare", un metodo insostituibile di evangelizzazione del mondo.(32)

L'obiettivo principale dell'attuale pellegrinaggio storico della Chiesa è il Giubileo del Duemila, al quale si pellegrino si dirige sotto la protezione della Santissima Trinità. Questo viaggio deve essere più interiore ed esistenziale che non nello spazio.(33)

Nella quinta parte (n. 24-31) il Documento illustra il pellegrinaggio del genere umano, sottolineando anche il valore spirituale del pellegrinaggio e la necessità di un'opera pastorale del pellegrinaggio. Anche nella nostra epoca l'umanità è in viaggio, l'uomo si sente homo viator e cerca la verità, la giustizia, la pace e l'amore. Egli viaggia verso l'assoluto e l'incommensurabile, verso Dio. Il movimento dell'umanità contiene in sé "il germoglio dell'aspirazione fondamentale all'orizzonte trascendente della verità, della giustizia e della pace. Ciò testimonia l'inquietudine che si placa nell'incommensurabile Dio, il porto dove l'uomo può rinfrancarsi dai suoi affanni.(34) Alcuni miglioramenti sono evidenti in questo viaggio: il rispetto dei diritti umani, il progresso della scienza e della tecnica, il dialogo reciproco...(35) Assistiamo a spostamenti di massa di intere popolazioni che vogliono sfuggire ai pericoli della guerra o a catastrofi naturali nei propri paesi oppure che cercano una maggiore sicurezza e maggiore benessere per i propri cari. La cristianità in questo pellegrinaggio si presenta all'umanità come il buon Samaritano, pronto ad accorrere in aiuto.(36)

I valori della ricerca, del progresso e della promozione della comprensione reciproca tra i popoli contengono in sé anche turismo,(37)

ricerca scientifica, viaggi culturali e sportivi e viaggi per motivi commerciali. Il Documento mette in risalto come non si debba essere solo guidati da interessi economici, ma che bisogna essere consapevoli anche delle proprie opere umane e sociali.(38)

Qui ci sono anche esperienze specificatamente cristiane del pellegrinaggio: i missionari si recano in pellegrinaggio in paesi lontani, i raduni ecumenici per la preghiera comune a favore dell'unità di tutti i cristiani, gli incontri inter-confessionali (come quello di Assisi nel 1986).

Il Documento mette in risalto come le mete del pellegrinaggio siano in particolare due città: Roma, simbolo della missione universale della Chiesa, e Gerusalemme, luogo santo onorato da tutti coloro che seguono la fede di Abramo, la città "dalla quale verranno la Legge e la parola del Signore! (Is 2,3).(39) Come mete di pellegrinaggio bisogna tenere a mente anche le città nelle quali è commesso il male (Auschwitz, Hirosima, Nagasaki).

Nella sesta ed ultima parte del Documento si parla del pellegrinaggio dei cristiani di oggi (n. 32-42). Questa è la sezione più estesa nella quale vengono messi in evidenza gli elementi più importanti del pellegrinaggio e vengono fornite delle linee guida per l'opera pastorale per i pellegrinaggi. Per il cristiano il pellegrinaggio è "celebrazione della propria fede... che bisogna realizzare in armonia con la tradizione, con il sentimento religioso e come realizzazione della propria esistenza pasquale.?(40) Questa esperienza viene vissuta in modo particolare nella celebrazione eucaristica del mistero pasquale, ricevendo la santa eucarestia e leggendo e meditando sul vangelo. (41)A tal fine è necessario sviluppare un'attività pastorale nei santuari dove il pellegrino vivrà "un incontro silenzioso e raccolto con Dio e con se stesso", soprattutto nella confessione nella quale gli vengono perdonati i peccati ed egli diventa una creatura nuova. La riconciliazione con Dio e con il fratello ha come obiettivo la celebrazione eucaristica.(42) Nei santuari, e nel momento del viaggio verso di esso, devono essere presenti animatori spirituali che possiedono una profonda preparazione alla catechesi, in modo da poter preparare i pellegrini all'incontro con Dio. In tutto questo i presbiteri rivestono una particolare importanza poiché essi animano i pellegrini durante il loro cammino comune.(43)

L'incontro con Dio nella "Tenda dell'incontro", nel santuario, è anche incontro con l'amore di Dio, incontro con l'umanità, incontro cosmico con Dio nella bellezza della natura ed incontro con se stessi.(44) Numerosi santuari cristiani sono meta di pellegrini e fedeli di altre religioni. Questo fattore stimola l'attività pastorale della Chiesa per rispondere a tutto ciò con iniziative di accettazione, dialogo, collaborazione e sincera fraternità.(45)

Il pellegrinaggio è anche incontro con Maria, stella dell'evangelizzazione. I santuari mariani, grandi e piccoli, possono essere luoghi privilegiati per l'incontro con il suo Figlio, che ella ci concede. Il cristiano si mette in cammino con Maria lungo i sentieri della fede, i sentieri dell'amore, i sentieri del mondo, per giungere al Calvario e starle vicino come un discepolo amorevole, al quale Cristo ha affidato sua Madre, fino alla sala dell'Ultima Cena affinché dal suo Figlio risorto riceva il dono dello Spirito Santo.

Prof. Dr. Adalbert Rebić, 1999

 

Prof. Adalbert Rebic - nato nel 1937 a Hum - Croazia. Ha portato a termine gli studi di filosofia a Zagabria, presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Gregoriana di Roma, la facoltà di Teologia della Gregoriana e l'Istituto per gli studi biblici. Dal 1968 è professore di studi biblici e lingue orientali (ebraico, arabo, siriano-aramaico) presso la facoltà di teologia cattolica dell'Università di Zagabria. Per alcuni periodi ha insegnato presso le facoltà di teologia di Zara e Djakov. In facoltà ha organizzato e guidato attività finanziarie, è stato il redattore capo di una rivista di teologia e responsabile della Biblioteca della Facoltà. Dal 1972 presiede l'Istituto Mariano Croato ed ha organizzato una sezione croata al congresso mariano internazionale di Roma, Malta, Saragozza, Kevelaer, Huelva e Cestohova.

Collabora con la casa editrice "Krscanska Sadasnjost" in qualità di redattore delle pubblicazioni bibliche e dal 1994 anche come direttore di "Krscanska Sadasnjost" e redattore capo del lessico religioso dell'Istituto lessicografico "Miroslav Krleza" di Zagabria. Dal 1991 al 1996 è stato a capo dell'ufficio per gli esuli ed i profughi presso il Governo della Repubblica di Croazia. Durante il 1995 è stato ministro senza portafoglio del Governo della Repubblica di Croazia. E' stato insignito di importanti onorificenze dalla Presidenza della Repubblica e dall'Accademia Croata delle Arti e delle Scienze. Ha pubblicato 15 opere significative e curato 11 raccolte su temi mariani. Ha contribuito a riviste di teologia nazionali e straniere con circa 430 titoli. Ha tradotto 25 libri da varie lingue. Dal 1970 è membro dell' Assemblea prebendaria metropolitana di Zagabria. A partire dal 1966 ha organizzato e guidato viaggi in Terra Santa (circa 50 volte). Membro dell'Associazione dei Traduttori Letterari Croati, Membro dell'Associazione degli artisti croati, membro ordinario dell'Accademia Mariana Papale Internazionale di Roma, membro dell'associazione culturale ebraica "Salom Freiberger" di Zagabria, membro della redazione della rivista teologica internazionale "Communio".