Brevi fatti storici

Medjugorje

1. Periodo pre-croato

Se si giudica dalle grotte presenti nell'area di Brotnjo, e anche nella parrocchia di Međugorje, non è escluso che in quella zona l'uomo vivesse già nell'età della pietra più antica. Dall'età della pietra più recente esistono prove materiali dell'esistenza di una cultura e civiltà pre-illirica in quella regione. Nell'età del bronzo più antica compaiono le tribù illiriche. Di una vita intensa degli Illiri testimoniano in particolare gli oggetti di rame trovati in questi luoghi. Di quel periodo risalgono gli insediamenti fortificati sulle alture, le cosiddette gradine, che erano rotonde o quadrate. A volte erano circondate da doppie mura. Nell'area della parrocchia di Međugorje ci sono gradine a Šurmanci e a Žuželj sopra lo stesso Međugorje, che erano circondate da doppie mura. Oltre alle gradine, i resti più eloquenti della civiltà illirica sono le tombe dei dignitari illirici, di cui ce ne sono molte a Brotnjo, e anche nell'area della parrocchia di Međugorje.

I Daorsi nel II secolo a.C. entrano in alleanza con i Romani e insieme a loro combattono contro le tribù illiriche dei Dalmati. Brotnjo appartiene inizialmente alla provincia illirica della Dalmazia, che ha il centro amministrativo a Salona vicino a Spalato, e dal III secolo al distretto di Narona. Le iscrizioni funerarie in latino testimoniano che nell'area di Brotnjo erano stanziate legioni e coorti romane e che vi abitavano veterani soldati romani congedati. Dell'epoca romana restano i resti di una strada costruita nel III secolo. Inoltre sono stati trovati molti monumenti funerari romani, così come oggetti di uso quotidiano. Il sito romano più importante nell'area di Međugorje si trova nel cimitero cattolico di Miletina, dove sono stati scoperti resti di rovine di alcuni edifici con molte tegole romane, ma non è stato sufficientemente esplorato.

2. Inizi della storia croata

Dalla fine del VI secolo in queste regioni si insediano i Croati. Brotnjo costituisce un'unità politico-territoriale tribale, una županija guidata da uno župan tribale. Brotnjo è sempre appartenuto alla Terra di Hum, che nel 1322 passò allo Stato bosniaco. Nel 1357 questa area appartiene al re ungherese-croato Ludovico I.

Dal periodo medievale, i monumenti di civiltà più noti in queste regioni sono i stećci - veri e propri monumenti funebri autoctoni di questa zona. L'Erzegovina, per numero e dimensione delle necropoli, per la ricchezza delle decorazioni e per la bellezza e il valore artistico della lavorazione dei stećci, ha un primato rispetto alle altre aree dell'attuale Croazia e Bosnia ed Erzegovina. Nel solo Brotnjo ci sono molte necropoli e singoli stećci, anche nell'area di Međugorje. Su alcuni di essi sono incisi croci antropomorfe con le mani alzate in preghiera.

Gradnja Crkve

Questa zona fino al XII secolo era un'area glagolitica, come dimostra la famosa lastra di Hum. Nella seconda metà del XII secolo prevale la forma di cirillico detta bosančica. Nell'area di Brotnjo non è stata trovata alcuna iscrizione latina medievale, ma solo iscrizioni croate scritte in bosančica.

3. Periodo dell'occupazione turca

Per quanto riguarda il cristianesimo, esso appare nei dintorni di Međugorje già in epoca romana. A giudicare dai numerosi resti di chiese paleocristiane, era molto diffuso. Gran parte è stata distrutta e le chiese devastate durante le migrazioni dei popoli nel VI e VII secolo dopo Cristo. I Croati insediatisi accettano il cristianesimo molto presto: iniziano a convertirsi già nel VII secolo. Tuttavia, la Chiesa Cattolica nello Stato medievale croato-bosniaco non riuscì mai a stabilirsi saldamente. Ciò favorì la diffusione della "chiesa bosniaca". Nel XIII secolo, nello Stato croato-bosniaco, cui appartiene anche la Terra di Hum (Erzegovina), arrivano come missionari prima i domenicani e, dopo il loro insuccesso, i francescani, che presto ottengono grandi successi nel riportare i bogomili o "cristiani bosniaci" nell'ovile della Chiesa cattolica e della fede.

La Bosnia ed Erzegovina cade sotto il dominio turco nel 1463. Gli invasori turchi volevano conquistare anche tutta la Croazia, e penetrare fino a Vienna e Roma, cioè il più possibile verso ovest. In questo loro cammino si frappose la Croazia, che per questo motivo il papa chiamò "la barriera del cristianesimo". Tuttavia, la Croazia dovette pagare un prezzo molto alto. Oltre al fatto che molti croati morirono nelle continue guerre, le fu sottratta la sua parte centrale, il suo cuore: la Bosnia ed Erzegovina.

La vita dei cattolici sotto il dominio turco fu costantemente esposta all'islamizzazione, alla oppressione e alla persecuzione. Nel sistema feudale turco nessun cristiano poteva possedere beni immobili. I cattolici erano considerati "nemici dello Stato" permanenti, perché la loro testa era a Roma, "nemica". Sopravvivevano con l’allevamento e il lavoro nelle proprietà dei signori turchi e islamizzati locali, pagando una grande tassa in bestiame, grano e bambini che i turchi rapivano con la forza, islamizzavano e trasformavano in giannizzeri, le unità d’élite per la conquista di terre cristiane ancora non conquistate, comprese le loro stesse terre croate. Perciò molti croati furono costretti a fuggire verso ovest. In questo modo l’elemento musulmano entrò nei territori della Bosnia ed Erzegovina. Fino all’occupazione turca la Bosnia ed Erzegovina era quasi al 100% abitata da croati. Parallelamente all’avanzata dei turchi da est, anche i serbi, fuggendo davanti a loro e poi aiutandoli nella conquista, si insediarono in queste terre dove fino ad allora non avevano mai vissuto.

4. Il ruolo francescano

L'azione dei francescani in queste terre, fin dal loro arrivo fino ad oggi, ha avuto un significato vitale per la sopravvivenza culturale, religiosa e di ogni altro tipo dei Croati. I francescani si presentano nelle regioni croate nei primi decenni del XIII secolo. Per tutto il periodo dell'occupazione turca (1463-1878) i francescani sono stati gli unici pastori spirituali dei cattolici croati in Bosnia ed Erzegovina e i loro unici rappresentanti e difensori davanti alle autorità turche. I francescani hanno condiviso in tutto il duro destino del loro popolo. Dopo che i Turchi nella prima metà del XVI secolo distrussero tutti i conventi francescani in Erzegovina, la cura spirituale per i cattolici croati fu affidata ai francescani della cristiana Dalmazia, cioè della Croazia. Dietro il dominio turco rimasero le rovine dei conventi, e durante quel periodo i francescani subirono persecuzioni, furono uccisi vigliaccamente, gettati vivi nel fiume Neretva...

Stara Crkva

Nei territori della Bosnia ed Erzegovina e oltre fu innanzitutto istituita la Provincia francescana bosniaca. Nel 1852 fu fondata la Custodia ercegovina, e nel 1892 la Provincia francescana ercegovina i cui membri operano nella parrocchia odierna di Međugorje. I francescani hanno lasciato tracce indelebili nel territorio della Bosnia ed Erzegovina. Molti hanno arricchito la Chiesa dei Croati con esempi di santità personale e con un eroico testimoniamento del Vangelo; hanno istruito la popolazione, contribuito alla diffusione dell'alfabetizzazione, allo sviluppo dell'arte e della scienza. Durante le grandi guerre del XVII secolo la maggior parte delle parrocchie in Erzegovina fu distrutta, tra cui anche la parrocchia di Međugorje. Quando nel XVIII secolo tornò una relativa pace in Erzegovina, i francescani raccolsero i resti dei fedeli e organizzarono le parrocchie. La parrocchia di Međugorje fu fondata nel 1892.

5. Amministrazione austro-ungarica e formazione della prima Jugoslavia

Dopo la liberazione dal dominio ottomano (1878), il potere in queste terre passò all'Austria-Ungheria. Per ragioni politiche, questi territori appena liberati non furono annessi allo Stato croato a cui storicamente appartenevano. Così, ancora una volta nella storia, il popolo croato della Bosnia ed Erzegovina rimase fuori dalla madrepatria. Nel 1914 iniziò la Prima guerra mondiale. Il pretesto: l'attentato a Francesco Ferdinando a Sarajevo, compiuto dal serbo Gavrilo Princip. Al termine della Prima guerra mondiale nel 1918, con un inganno fu fondata la Jugoslavia come Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Questo inganno fu orchestrato dalle grandi potenze dell'epoca. In uno Stato simile il popolo croato visse molto duramente, e il politico che lottava per la libertà dei croati e difendeva i loro interessi, Stjepan Radić, fu assassinato vigliaccamente nell'assemblea di Belgrado nel 1928. Nel 1929 fu fondato il Regno di Jugoslavia che si disgregò all'inizio della Seconda guerra mondiale.

6. La vita nella seconda Jugoslavia

Durante la Seconda guerra mondiale le perdite del popolo croato furono enormi. Alla fine della guerra, quando la sua conclusione era già stata ufficialmente annunciata, circa 300.000 civili e soldati persero la vita a Bleiburg e nella "Via Crucis" del popolo croato, quando, dopo la capitolazione, gli alleati, secondo gli accordi raggiunti, avrebbero dovuto offrire rifugio ai croati e ad altre etnie in fuga dai comunisti. Tuttavia, gli alleati, su ordine del feldmaresciallo Harold Alexander, consegnarono l'esercito e i civili ai comunisti - partigiani. A Bleiburg stessa perse la vita una moltitudine di persone, mentre il resto dovette formare una colonna lunga 60 km con lo scopo di tornare nella Jugoslavia comunista e nei suoi campi di concentramento. Qui iniziò la Golgota del popolo croato e la cosiddetta Via Crucis che attraversava dal punto più a nord a quello più a sud del nuovo Stato multinazionale Jugoslavia. I partigiani uccidevano i croati in marcia, senza processo, senza accertare eventuali colpe, tutto a loro discrezione. Particolarmente perseguitati furono i croati dell'Erzegovina.

Križevac 1934. godine

I comunisti uccisero 630 sacerdoti e suore provenienti dalla Croazia e dalla Bosnia ed Erzegovina, e solo nella provincia francescana di Erzegovina persero la vita con violenza 70 francescani. La Seconda guerra mondiale portò via 344 vite dalla parrocchia di Međugorje. La vita sotto il regime comunista nella parrocchia di Međugorje era dura. Le persone venivano picchiate, condannate a pene detentive pluriennali solo perché erano cattolici e croati. A scuola, come in altre regioni croate, si cercava di denazionalizzare i bambini e renderli atei. Grazie al forte sentimento religioso del popolo, i comunisti non riuscirono in questo intento. La regione veniva allo stesso tempo sistematicamente trascurata economicamente per spingere quante più persone possibile a emigrare. I pellegrini che arrivavano qui all'inizio delle apparizioni vedevano tutto questo in atto. Li accoglieva una regione povera e poliziotti scortesi. Il regime non permetteva che venisse loro offerto alcun servizio, ma li perseguitava e imprigionava insieme alla popolazione locale perché dicevano che la Madonna si era manifestata. Tuttavia, la gente del posto era ospitale e orgogliosa.

7. Liberazione

La dittatura comunista crollò nel 1990, quando il popolo croato decise plebiscitariamente per l’indipendenza e la secessione dalla artificiale entità jugoslava. Ciò, naturalmente, non favorì l’ideologia grande-serba, per cui l’esercito jugoslavo, composto principalmente da serbi, attaccò militarmente la Slovenia (il 25 giugno 1991, nel decimo anniversario delle apparizioni della Madonna), la Croazia e poi la Bosnia ed Erzegovina, cercando di soffocare la loro indipendenza. Diverse centinaia di migliaia di persone persero la vita durante questa sanguinosa guerra. Quel massacro il mondo avrebbe potuto fermarlo. Ma, per i propri interessi personali, non lo fece. La CEE si limitò a condannare le parti in conflitto, sperando così di lavarsene le mani e salvare la Jugoslavia come stato composto da più popoli che potesse servire ai loro scopi personali. Il primo ministro del governo Bush, James Baker, permise persino all’esercito jugoslavo di attaccare la Slovenia.

Le potenze europee e mondiali hanno cercato e cercano i loro interessi in queste terre. Per questo, e anche ora, cercano di offuscare questa guerra e di rappresentarla come una guerra civile in cui tutti sono uguali. La verità è, invece, del tutto diversa e semplice: i Serbi, desiderando creare una grande Serbia, hanno attaccato altri popoli che fino ad allora convivevano con loro in uno Stato comune. Questo è stato possibile perché nella ex Jugoslavia avevano tutto il potere nelle loro mani. Le grandi potenze, infatti, avevano loro assegnato il ruolo di gendarmi nei Balcani e per questo guardavano con benevolenza a tutte le loro azioni. Anche quando hanno commesso il primo grande genocidio, come a Vukovar, non hanno voluto fermarli. Hanno iniziato a fermarli solo quando hanno superato ogni limite e hanno cominciato a danneggiare la reputazione dei loro protettori.

La guerra tra i Croati e la comunità musulmana in Bosnia ed Erzegovina (1993) è nata come una serie di incomprensioni e come il desiderio di alcuni servizi segreti stranieri di aiutare i Serbi a occupare più territorio possibile in Bosnia ed Erzegovina e a consolidarvi la loro presenza. I Croati volevano solo che nessuno comandasse più su di loro se non loro stessi, avere le proprie scuole e poter chiamare la propria lingua croata, restando comunque in Bosnia ed Erzegovina. La comunità musulmana, la più numerosa in Bosnia ed Erzegovina, grazie alla sua leadership fondamentalista, voleva organizzare il nuovo Stato proclamato secondo le leggi dell’Islam e imporre a tutti gli altri il proprio potere. A questo scopo furono portati da ogni parte del mondo i mujaheddin che commisero orribili crimini in Bosnia ed Erzegovina. Questa guerra, tuttavia, si concluse rapidamente perché era davvero inutile.

Medjugorje si trova oggi nello Stato della Bosnia ed Erzegovina. A causa del governo comunista e della terribile guerra, l'infrastruttura a Medjugorje è ancora poco sviluppata. Tuttavia, ciò non ha impedito ai pellegrini di venire qui, anche durante i conflitti bellici più intensi. Molti di loro portavano aiuti e aiutavano il popolo croato a rimanere in questa terra. Questo il popolo croato non lo dimenticherà mai. Oggi i pellegrini arrivano sempre di più ogni giorno. Tutti loro, infatti, desiderano vivere con tutto il cuore il tempo della grazia, senza permettere che questo tempo passi accanto a loro.