DIECI ANNI DELLA DICHIARAZIONE DI ZARA

(1991-2001)

Sono già trascorsi dieci anni da quando la Conferenza episcopale dell'ex-Jugoslavia ha rilasciato la propria dichiarazione sugli avvenimenti di Medjugorje.

La dichiarazione è stata preceduta ed elaborata a seguito di un lungo e faticoso lavoro delle Commissioni. Due commissioni diocesane ed una Commissione della Conferenza Episcopale Jugoslava hanno lavorato per ben sette anni. Sulla base di queste ricerche, la Conferenza episcopale, in occasione della propria sessione di Zara del 10 aprile 1991, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

»I Vescovi fin dall'inizio seguono i fatti di Medjugorje mediante il Vescovo diocesano, la Commissione diocesana e la Commissione della Conferenza Episcopale della Jugoslavia per Medjugorje.

In base alle investigazioni finora condotte non è possibile affermare che si tratti di apparizioni o rivelazioni soprannaturali.

Tuttavia, la numerosa presenza di fedeli che giungono a Medjugorje da varie parti, spinti da motivi di fede che da altri motivi, esige l’attenzione e la cura pastorale, primariamente del Vescovo diocesano, e con lui, anche degli altri Vescovi, cosicché a Medjugorje, e in rapporto con la stessa, venga promossa una sana devozione verso la Beata Vergine Maria, secondo l'insegnamento della Chiesa.

I Vescovi daranno anche delle particolari direttive liturgico-pastorali adeguate a tal scopo. Nello stesso tempo mediante le loro Commissioni essi continueranno a seguire ed esaminare nel loro insieme i fatti di Medjugorje«.

Questa Dichiarazione della Conferenza Episcopale della Jugoslavia rappresenta la posizione ufficiale della Chiesa nei confronti degli avvenimenti di Medjugorje.

Dal testo si deduce quanto segue:

  1. I Vescovi lasciano aperto ad ulteriori approfondimenti il carattere soprannaturale dei fenomeni di Medjugorje, non lo riconoscono, né lo negano.
  2. I Vescovi sottolineano la propria attenzione pastorale per i fedeli che, spinti da vari motivi, vengono a Medjugorje.
  3. Essi intendono promuovere una sana devozione verso la Beata Vergine Maria, conformemente all'insegnamento della Chiesa. A tal fine forniranno specifiche direttive liturgico-pastorali.
  4. Attraverso le proprie Commissioni, essi continueranno a seguire ed esaminare gli avvenimenti di Medjugorje.

In questa dichiarazione i Vescovi hanno di fatto accettato Medjugorje come luogo di pellegrinaggio ed hanno dichiarato che continueranno a seguire gli avvenimenti di Medjugorje con l'aiuto delle proprie Commissioni.

A tal fine il 17 giugno 1991 sono venuti a Medjugorje l'Arcivescovo di Sarajevo Vinko Puljić con l'Ordinario locale di Mostar, monsignor Pavao Žanić, e presidente della Commissione della Conferenza Episcopale Jugoslava per Medjugorje, il Vescovo di Banja Luka Franjo Komarica ed il Vescovo di Hvar Slobodan Štambuk. Insieme con loro erano presenti anche quattro sacerdoti, membri della commissione futura, don Tomo Vukšić, don Ivan Vukšić, fra Marinko Leko e fra Marko Babić. Essi incontrarono il personale della parrocchia di Medjugorje ed insieme celebrarono la Santa Messa, presieduta dal Vescovo locale, mentre l'omelia fu pronunciata dall'Arcivescovo di Sarajevo.

Per il 27 giugno fu annunciato l’incontro della nuova Commissione liturgico-pastorale con il personale della parrocchia di Medjugorje. Il 25 giugno scoppiò la guerra in Jugoslavia. La disgregazione dell’ex Jugoslavia segnò anche la fine della Conferenza Episcopale Jugoslava e quindi anche delle sue Commissioni. Nessuno dei componenti della commissione si fece più vedere a Medjugorje.

Poiché il testo della dichiarazione è il frutto di un compromesso raggiunto all'interno della Conferenza Episcopale Jugoslava, esso lascia adito a diverse interpretazioni. L'Arcivescovo di Zagabria e presidente della Conferenza Episcopale Jugoslava Cardinale Franjo Kuharić nella sua dichiarazione rilasciata alla rivista »Glas Koncila« il 15 agosto 1993 disse: »Noi Vescovi, dopo lo studio triennale condotto dalla Commissione, accettiamo Medjugorje come luogo di pellegrinaggio e santuario. Ciò significa che non abbiamo nulla in contrario se qualcuno rende onore alla Madre di Dio, nel rispetto dell'insegnamento e della dottrina della Chiesa… Perciò lasciamo tutto aperto ad ulteriori approfondimenti. La Chiesa non deve avere fretta«.

Tuttavia, il Vescovo di Mostar Pavao Žanić iniziò ad interpretare la dichiarazione di Zara come se essa negasse la soprannaturalità degli avvenimenti di Medjugorje e vietasse i pellegrinaggi. La Curia diocesana di Mostar sostiene lo stesso modo di pensare: »La Curia vescovile ha più volte sottolineato che non è possibile confermare né parlare pubblicamente in chiesa delle apparizioni soprannaturali, proprio perché non è possibile confermare che la Madonna appaia. Per questo motivo non sono consentiti pellegrinaggi ufficiali a Medjugorje«, scrive il successore del Vescovo Žanić, il Vescovo Ratko Perić (cfr: Prijestolje Mudrosti, Mostar 1995, pag. 282). Ed ancora: »Né il Vescovo della diocesi, come rappresentante della diocesi locale e della Chiesa di Mostar-Duvno, né altra persona competente, ha sinora dichiarato la chiesa parrocchiale di San Giacomo a Medjugorje un santuario mariano, né ha approvato il »culto« della Vergine in base a tali presunte apparizioni. Infatti, a causa di tutte le controversie, ha più volte proibito di parlare della soprannaturalità »delle apparizioni e rivelazioni« dall'altare, in chiesa, e di organizzare pellegrinaggi ufficiali a nome della parrocchia, della diocesi e della Chiesa in generale. Questi ed altri simili moniti della Chiesa sono stati pronunciati anche dalla precedente Conferenza Episcopale e persino dalla Santa Sede. Chi si comporta diversamente, agisce in contrapposizione con le posizioni ufficiali della Chiesa che, anche dopo 14 anni di presunte apparizioni e di diffusa propaganda, sono ancora valide (op. cit. pag. 285-286).

In una lettera alla rivista francese »Famille Chretienne« si richiama il Vescovo Perić a due lettere ufficiali della Congregazione per la dottrina della fede a due Vescovi francesi, in merito ai pellegrinaggi a Medjugorje. »Nelle lettere, tra le altre cose, si afferma che i pellegrinaggi ufficiali a Medjugorje, intesa come luogo d’autentiche apparizioni mariane, non devono essere organizzati, né a livello parrocchiale, né diocesano poiché ciò sarebbe in contrapposizione con quello che i Vescovi dell’ex-Jugoslavia hanno affermato nella propria dichiarazione del 10 aprile 1991.« Inoltre il vescovo Perić afferma: »La mia convinzione e la mia posizione è non soltanto Non constat de supernaturalitate, ma anche Constat de non supernaturalitate in merito alle apparizioni e rivelazioni di Medjugorje«.

Il portavoce della Santa Sede Joaquin Navarro-Valls ha detto in merito alle lettere del Segretario della Congregazione per la dottrina della fede, Mons. Bertone »Il Vaticano non ha mai detto ai cattolici di non andare a Medjugorje, ma ha detto ai Vescovi che le loro parrocchie e diocesi non devono organizzare pellegrinaggi ufficiali nel luogo delle suddette apparizioni mariane.«. Ha inoltre aggiunto che la Chiesa non vieta ai sacerdoti di accompagnare i viaggi organizzati da laici a Medjugorje, in Bosnia ed Erzegovina, e che nella lettera di Mons. Bertone non si dice nulla di nuovo.

Lo stesso Mons. Bertone ha chiarito la propria posizione nella lettera del 26 maggio 1998 al Vescovo di Reunion mons. Aubry: »La disputa sulla veridicità delle apparizioni riguarda semplicemente quanto detto dai Vescovi nella dichiarazione di Zara del 10 aprile 1991 …Dopo la divisione della Jugoslavia in vari stati indipendenti, tocca ora ai membri della Conferenza Episcopale della Bosnia ed Erzegovina valutare nuovamente il caso e rilasciare una nuova dichiarazione.

Per quanto riguarda la dichiarazione di Sua Eccellenza mons. Perić in una lettera al segretario generale di »Famille Chretienne«, essa deve essere considerata una convinzione personale del Vescovo di Mostar che, in qualità di Vescovo locale, ha diritto ad esprimere quella che è e rimane la sua opinione personale.

Infine, per quanto riguarda i pellegrinaggi a Medjugorje, questa Congregazione ritiene che essi siano consentiti a condizione che non siano considerati come un riconoscimento di avvenimenti che sono ancora in corso e che richiedono un approfondimento da parte della Chiesa.«.

In conclusione, dieci anni dopo la dichiarazione di Zara, si può affermare:

  1. La dichiarazione di Zara è e rimane l'unica dichiarazione ufficiale della Chiesa sugli avvenimenti di Medjugorje.
  2. Tutte le successive dichiarazioni della Santa Sede fanno riferimento alla suddetta Dichiarazione.
  3. La posizione del Vescovo di Mostar, monsignor Ratko Perić deve essere considerata un'opinione personale.
  4. Il giudizio definitivo sulla soprannaturalità delle apparizioni e delle rivelazioni è ancora aperto. Gli avvenimenti sono ancora in corso e richiedono un approfondimento da parte della Chiesa.
  5. Le direttive »liturgico - pastorali« previste dalla dichiarazione di Zara non sono state ancora fornite.
  6. Non si sa se esista la prevista »commissione di ricerca degli avvenimenti di Medjugorje«.
  7. I pellegrinaggi a Medjugorje sono consentiti a condizione che non siano considerati come un riconoscimento di avvenimenti che sono ancora in corso e che richiedono un approfondimento da parte della Chiesa. La Chiesa non vieta ai sacerdoti di accompagnarli.